di Marco Martone
Se il Napoli riuscisse a segnare anche i gol facili facili, quelli un po’ bruttini, magari, oltre a quelli che giungono al termine di azioni da calcio-spettacolo, sarebbe una squadra quasi imbattibile. È questa la prima considerazione che viene da fare dopo la prestazione di Cagliari, dove gli azzurri hanno dominato in lungo e largo, impartendo ai poveri sardi, che forse adesso avranno l’umiltà di evitare di parlare di “derby” quando incontreranno il Napoli, una vera e pro propri lezione di calcio. Cinque gol, uno più bello dell’altro, almeno altre cinque occasioni fallite di un soffio da Callejon, Hamsik e Mertens, il portiere Storari migliore in campo per i rossoblu e un paio di falli in area di rigore che avrebbero meritato una sanzione che il direttore di gara non ha ritenuto opportuno decretare.
Numeri esagerati per una partita senza storia, che ha messo in mostra un gioco corale difficilmente riscontrabile in serie A (altro messaggio ai detrattori si Sarri) e alcune individualità di assoluto valore. La gara nascondeva qualche insidia alla vigilia, non tanto per il valore degli avversari, chiaramente alla portata del Napoli e con la difesa più battuta del torneo, quanto per il pericolo di rilassamento, dopo le fatiche di coppa e la trionfale trasferta europea in Portogallo. Sarri, invece, ha saputo catechizzare a dovere il gruppo, che ha risposto sul campo con una prova di carattere e di qualità estrema.
Mertens nel ruolo di prima punta, (falso e vero nove conta poco), è stato praticamente imprendibile. Insigne ha imperversato in lungo e largo su tutto il fronte d’attacco, a centrocampo Hamsik e Zielinski hanno fatto venire il mal di testa ai diretti avversari, mentre la difesa non ha mai dovuto fare gli straordinari, nonostante le buone intenzioni di Borriello e Sau, che hanno brancolato nel buoi di un attacco evanescente e mai in grado di creare i presupposti per spaventare Reina. Le reti del Napoli, come detto, sono state autentici gioielli, difficile stabilire la più bella. Tutte sono giunte al termine di azioni corali, in alcuni casi partite dai piedi del portiere e concluse con giocate d’autore. La palma della migliore, forse quella, va a quella di Mertens che ha chiuso la girandola delle realizzazioni, con un dribbling stretto e un allungo sulla sinistra, prima del diagonale mancino che ha battuto l’estremo isolano. Atri tre gol per il furetto belga, che porta il pallone a casa e che rappresentano un ulteriore smacco alle velleità di un Gabbiadini che sconsolato, in panchina, attende solo l’ora di andare verso altri lidi. A questo proposito va detto che farà bene la società, d’accordo con il tecnico, a scegliere bene il sostituto dell’ex doriano, nell’attesa del rientro di Milik, perché per chiunque dovesse arrivare, non sarà facile adattarsi preso e bene in un orchestra così intonata come quella vista in campo al Sant’Elia.
La giornata trionfale del Napoli è ancora una volta la vittoria di Sarri, come accaduto con il Benfica. L’allenatore, qualche volta legittimamente criticato ma spesso contestato senza una logica, ha forgiato una squadra capace di segnare come e più dello scorso anno, quando in formazione c’era un certo Higuain e proiettata, adesso, verso una seconda parte di stagione nella quale ci sarà da divertirsi.