di Marco Martone
La parata di Donnarumma allo scadere ha sancito, a meno di clamorosi ribaltoni, l’esito di un campionato che il Napoli sta avendo il merito di disputare a testa altissima, contendendo lo scudetto ad un’autentica corazzata, fragile in Europa, anche dal punto di vista mentale e quasi imbattibile in Italia. Il pallone che il polacco ha calciato sulla manona protesa del giovane portiere rossonero, però, non deve condizionare più di tanto il giudizio su una partita terminata con un pareggio sostanzialmente giusto e che ha visto un Napoli discreto dal punto di vista dell’applicazione tattica alla gara ma ancora una volta spaesato, lento e prevedibile in fase di approccio alla retroguardia avversaria. Inutile girarci intorno, gli azzurri sono in evidente calo, che per Sarri è solo mentale e che invece è anche fisico, visto che Mertens, Callejon e lo stesso Insigne, contro i rossoneri sono sembrati l’ombra di se stessi, anche sotto l’aspetto atletico.
A parte l’occasione di Milik, infatti, si contato sulle dita di una sola mano le palle gol create dalla formazione azzurra. Nel primo tempo con Mertens, poi qualche tentativo velleitario di Insigne e un maldestro tiraccio di Hamsik. Troppo poco per superare una delle formazioni più in forma del momento, troppo poco per dire alla Juve “noi ci siamo” e questo scudetto lo vogliamo a tutti i costi.
Di contro c’è una fase difensiva che gira a meraviglia, con Reina impeccabile davanti al suo prossimo pubblico e autore di almeno due parate decisive, Albiol puntuale e Koulibaly quasi insuperabile. Bene anche Hysaj, spostato a sinistra per la squalifica di Mario Rui e benissimo Maggio, che ancora una volta si fa trovare pronto e risponde presente alla chiamata alle armi.
Adesso la strada per lo scudetto è diventata molto complicata, anche se l’aritmetica dice che bisogna crederci fino alla fine, almeno fino a domenica prossima, quando si andrà a Torino per lo scontro diretto. Solo dopo quella partita sapremo se si può continuare a sognare o bisognerà proiettarsi al futuro e al prossimo campionato, partendo dalla riconferma di Sarri, magari, che in maniera fin troppo chiara ha detto andrà via, o quantomeno resterà controvoglia, solo se capirà di non essere in grado di poter vincere. A questo punto la parola passa a De Laurentiis.