di Eleonora Belfiore
Il rapporto, intenso e viscerale, tra i napoletani e San Gennaro è al centro della mostra “Le pietre della devozione” dell’artista Marcello Erardi, visitabile nella suggestiva cornice del Bar Settebello di proprietà del consigliere della II municipalità Pino De Stasio (Palazzo Filomarino, via Benedetto Croce 8). Inaugurata l’11 settembre, sarà visitabile fino al 6 gennaio. Un titolo che, nella sua essenzialità esalta il mastodontico scatto realizzato dal fotografo Erardi, un omaggio non solo al Santo ma anche ad uno dei più suggestivi metodi di stampa, quello della tricomia, in cui si ottengono le tonalità desiderate mediante la sovrapposizione dei soli tre colori fondamentali (giallo, rosso e blu).La foto è lunga 3,80 metri ed alta 0,60 cm .
Sicuramente una mostra originale, che riflette in una mirabile sintesi l’essenza profonda della cultura napoletana e l’importanza del culto di San Gennaro. La liquefazione del sangue del Santo si ripete ogni anno nell’anniversario del martirio ˗ il 19 settembre -, il primo sabato di maggio ˗ in cui si ricorda la traslazione del corpo di Gennaro da Pozzuoli a Napoli ˗ e il 16 dicembre, anniversario della terribile eruzione del Vesuvio del 1631 arrestata, secondo la credenza popolare, per intercessione del patrono.
«I sentimenti ideali dei lazzari erano, in religione, il culto devoto e fanatico dei santi protettori e in primo luogo di San Gennaro, e in politica il culto del re».
Con queste parole, Benedetto Croce descriveva l’importanza del culto dei santi a Napoli in età moderna. La storiografia socio-religiosa del Regno di Napoli ha conosciuto, negli ultimi tre decenni, importanti novità di carattere metodologico. Se, infatti, è rimasta in primo piano l’esigenza di un confronto col contesto italiano ed europeo, alla ricerca di similitudini e differenze, di elementi di originalità capaci di contribuire all’identificazione di un profilo specifico, non è mancata una nuova attitudine a leggere le fonti della storia meridionale come elementi integranti dell’evoluzione del mondo cattolico post-tridentino che vedeva la Chiesa e gli Stati impegnati nella faticosa opera di disciplinamento dei sudditi-fedeli accompagnata dalla riorganizzazione delle strutture gerarchico-amministrative. Il culto ianuriano rientra in questo contesto per il suo stretto legame con il credo devozionale popolare.
La mostra si inserisce così a pieno titolo in questo filone e rappresenta un tributo sentito alla città. Gli scatti contenuti nell’unica grande foto esaltano al meglio l’enorme potenziale di Marcello Erardi e offrono numerosi spunti di riflessione.
Autore di due volumi di successo: il saggio storico “La Napoli aragonese del XV secolo” ed il libro fotografico “Napoli. Vedute, scorci e monumenti”, l’artista ha creato cinque anni fa una pagina Facebook “Napoli vista attraverso gli scatti fotografici” che continua ad essere seguita con interesse. Questa pagina è diventata un luogo virtuale d’interscambio culturale.
Anche per questo vale la pena di vedere la mostra per cercare di cogliere, finalmente senza pregiudizi, la particolarità della cultura del popolo napoletano troppe volte sottovalutata.