“Lenta la neve…” a Napoli

La città sotto la neve intenerisce i bambini ma per gli adulti la meraviglia dura poco

di Mariateresa Di Pastena


“Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca…” : inizia così la poesia di Giovanni Pascoli (”Orfano”), in cui il poeta, “eterno fanciullino”, ripercorre la sua triste infanzia e ci invita a sorprenderci e a conservare un animo puro ed incontaminato. E, di sicuro, la neve, che Napoli ha trovato al suo risveglio, è stata, per tutti i bambini ed i ragazzi, già pronti ad infilare libri e merende nello zaino, un nuovo Babbo Natale sceso dal camino. Basta poco, ai più piccoli, per essere felici: basta un giorno (anzi due) senza scuola regalato dal cielo! E, guardandoli giocare, incappucciati e sbalorditi, all’aperto, improvvisando, laddove si è a accumulata quella panna ghiacciata, piccoli pupazzi di neve, non si può fare a meno di paragonarli a quegli stessi fiocchi di neve che scendono lievi e ricoprono la terra di ingenuità e di candore.
Napoli sotto la neve intenerisce tutti, grandi e piccini, ma per gli adulti la meraviglia dura poco e subito lascia spazio ai pensieri e ai doveri: la difficoltà o l’impossibilità di raggiungere il posto di lavoro e, per tanti, la necessità di doverlo fare per la salute e l’incolumità della popolazione, i pericoli, i danni; tante sono le persone meno fortunate che non hanno un tetto ed il freddo pungente è un rischio che non possono correre, tante  quelle che ne hanno uno di fortuna, tanti coloro che devono lavorare su quelle stesse strade che noi non riusciamo a percorrere.  Basta poco agli adulti, per tornare alla realtà! Non prima, però, di aver condiviso l’inaspettato spettacolo con gli altri, in un viavai di foto e di messaggi romantici e ironici che si rincorrono impazziti.
Non era prevista, la neve, a Napoli… Forse voleva fare una sorpresa alla nostra città!?
Però il mare si è risentito per non essere stato avvertito…
Anzi, si è davvero arrabbiato: per qualche ora ha perso il suo primato: i partenopei neanche di uno sguardo l’hanno degnato! Ed ha perfino urlato: “Uè, guaglìù, ricurdateve che a’ neve se ne va’… Je, invece,  stongo  sempe ca’!”.