Omelia pronunciata dal Cardinale Crescenzio Sepe durante la solenne concelebrazione eucaristica di oggi, nella Chiesa Cattedrale, in onore di San Gennaro, patrono di Napoli e della Campania. Nel corso della celebrazione, alle ore 10.38, l’Arcivescovo di Napoli ha annunciato la liquefazione del sangue del Martire, contenuto nella teca che aveva nelle mani e che agitava per dimostrare l’avvenuta liquefazione, precisando che il sangue era già sciolto quando è stata aperta la cassaforte posta nella Cappella del Santo per prendere la teca. Presenti numerosi Vescovi, i Principi Camilla e Carlo di Borbone, il Sindaco di Napoli, il Presidente della Regione, il Prefetto, tutte le Autorità cittadine, migliaia di fedeli, la Deputazione del Tesoro di San Gennaro, il Comitato di San Gennaro.
Cari Confratelli Vescovi,
Illustri Autorità, Altezze Reali Carlo e Camilla di Borbone con figlie;
S. Em. Aristarco, Metropolita di Kemerovo e Prokop’evsk Ordinario della Metropolia di Kuzbass (Russia);
S.E. Mons. Giuseppe Do Manh Hung Vescovo Ausiliare di Saigon;
Un saluto cordiale rivolgo ai Membri della Deputazione della Cappella di San Gennaro, con il Presidente on. Sindaco di Napoli, e ai Membri del Comitato San Gennaro, con il suo Presidente.
Un particolare saluto al Presidente della Regione, on. Vincenzo De Luca.
Ancora un saluto grato e cordiale rivolgo a voi, cari Amici Giornalisti e operatori tutti delle Comunicazioni, che ci permettete di diffondere questo Evento oltre i confini della nostra Città e della nostra regione,fino a tutti i Paesi del mondo attraverso i vostri organi di informazione e, in particolare, grazie alla diretta televisiva di Canale 21 e Tvluna con diretta streaming assicurata dal server Mariatv di Cuneo.
È con grande gioia e sentita commozione che vi annunzio che anche quest’anno, nel giorno della Festività liturgica del nostro Santo Patrono, il Vescovo martire Gennaro, il Signore ha mostrato la sua benevolenza verso di noi permettendo lo scioglimento del Sangue racchiuso in questa teca.
In realtà, quando poco fa ho aperto la cassaforte alla presenza del Sindaco e dei Membri della Deputazione, ho costatato che il sangue era già sciolto, com’è avvenuto in questi ultimi anni.
Perché ognuno possa verificare da vicino l’avvenuto prodigio, alla fine della Messa mostrerò la teca passando in mezzo a voi e, uscito dalla Cattedrale, benedirò tutto il popolo di Napoli, della Campania e quanti con noi sono collegati tramite radio e televisione.
Al Dio della vita e al Signore della storia ogni onore e gloria, oggi e per sempre, perché ci ha benedetti con il suo amore misericordioso! A S. Gennaro la nostra gratitudine per la sua continua ed efficace protezione del nostro popolo che, soprattutto in questa circostanza, sa esprimere con entusiasmo la sua radicale devozione verso il suo santo Patrono.
In realtà, il sangue di S. Gennaro è diventato il sangue del nostro popolo; di tutti noi napoletani! Qui a Napoli, arte e fede, cultura e spiritualità si sono incontrate in una formidabile alleanza, disegnando insieme spazi di preghiera e di comunione. Dalla loro complicità si è accresciuta, nei secoli, quella profonda pietà popolare che caratterizza ancora, in qualche modo, la religiosità del nostro popolo. Basta scendere per strada: senti il respiro della gente, riconosci il vissuto di un popolo che non smette mai di stupire per la sua fede, per l’antica saggezza, per la capacità di adattarsi a mille situazioni diverse, per la forza di sopravvivenza a tante congiunture negative. Qui si trova ancora gente disponibile a dare una coperta a chi muore di freddo o è nudo di dignità o di compagnia. Qui, forse come in nessun’altra città del mondo, si contano tanti santi, tanti edifici di culto, tante istituzioni benefiche.
Dalla sinergica alleanza sono nati anche capolavori unici che costituiscono l’orgoglio di tutti noi, cittadini e credenti. Camminando per le nostre strade ci si imbatte in opere greche, romane, francesi, spagnole ma anche in molte edicole che raccontano la fede in Gesù, nella Madonna, nei santi protettori. Qui scopriamo che Dio abita nelle nostre strade, nelle case, nelle piazze: il sangue di S. Gennaro ha impregnato finanche le pietre della città.
Percepiamo che il Signore della Storia si fa nostro compagno di viaggio e si affianca a quanti sono alla ricerca della verità e del senso da dare alla propria vita.
Forte di questa fede in Cristo Signore e seguendo l’esempio di carità del suo amato Protettore, San Gennaro, la Chiesa di Napoli si sente fortemente interpellata a calarsi nella realtà esistenziale della sua gente, che sta vivendo un momento difficile della sua storia. Di essa siamo parte, del suo destino ci sentiamo responsabili non solo come cittadini tra gli altri, ma anche come credenti e discepoli di Cristo, chiamati a mettere l’uomo in piedi, a sostenerlo nelle sue difficoltà, a rialzarlo nelle sue cadute.
Così, oggi costatiamo che, accanto a modelli di vita tradizionali, vanno affermandosi linguaggi, stili di vita e simboli che propongono nuovi orientamenti di vita, spesso in contrasto con il Vangelo di Gesù. Inoltre, succede anche di costatare che non tutti possono beneficiare delle stesse opportunità di crescita sociale, per cui accanto ai più fortunati convivono sacche di poveri considerati, secondo il linguaggio di Papa Francesco, “non cittadini” o “cittadini a metà” (Evangelii gaudium, 74). Ma è soprattutto la mancanza di lavoro la piaga più grave e causa principale di queste disuguaglianze. Ed è emblematico il vedere le saracinesche abbassate di tanti negozi, costretti a chiudere mostrando un panorama avvilente in molte zone della città.
Ma la mancanza di lavoro è anche causa della grave crisi di legalità che attanaglia mortalmente la nostra città, provocando criminalità e favorendo l’organizzazione della malavita, che facilmente arruola ragazzi nelle file del crimine. È, purtroppo, questa la rappresentazione che alcuni fanno della nostra città, che viene umiliata e privata di una verità più autentica di se stessa e delle sue grandi risorse ed eccellenze. Certamente, il crimine organizzato è la piaga più purulenta da estirpare, perché capace di contaminare e offendere un corpo sociale già debole e provato.
Contro questo continuo tentativo di oltraggio alla nostra Città, oggi celebriamo la festa del nostro Patrono per affermare con forza che i mercanti di morte e i meschini “professionisti” della violenza non prevarranno sulla dignità, la pace e la civile convivenza del nostro popolo e dovranno arrendersi dinanzi a quegli uomini di buona volontà – e ce ne sono – che lavorano ogni giorno per mantenere viva la speranza di un futuro migliore. Di fronte a chi pugnala Napoli alle spalle, c’è chi continua ad amarla senza riserve con onestà, con civismo, col tendere la mano a chi è nel bisogno, col guardare con rispetto, per non sciuparle, le bellezze che ci circondano.
C’è bisogno di avere della città una visione complessiva e alta, pensando al suo futuro, oltre alle emergenze. Napoli non ha mai fatto mancare vento alla bandiera della speranza! È questa la bandiera che noi innalziamo come segno e presenza di una Chiesa che è chiamata dal suo Divino Fondatore non ad esercitare il mestiere del “fare”, quanto, invece, quello del “dare”.
È quello che, soprattutto in questo Giubileo della Misericordia, la Chiesa di Napoli sta cercando di fare, rileggendo i segni delle opere di misericordia: dar da mangiare agli affamati; dar da bere agli assetati (negli ultimi due anni) e, quest’anno pastorale, vestire gli ignudi.
Nella solennità del nostro Patrono, vorrei che si sciogliesse anche il sangue di questa promessa: una Chiesa e una città tanto piene di misericordia da far cadere le braccia di chi ancora impugna armi o è pronto a farlo, facendosi schiavo della violenza e dell’odio, tradendo se stesso e la sua città. Questa è l’opera che la mia Chiesa vorrebbe consegnare alla città e al mondo. La misericordia, che è bene che si ostina a non farsi da parte e persiste nel cercare e praticare tutte le vie che, a prima vista, sembrano impossibili.
È questa la speranza viva di questa festa che, in quest’anno davvero straordinario, sentiamo più nostra che mai.
Dio vi benedica
S. Gennaro interceda per noi e
‘A Maronna c’accumpagna