di Marco Martone
Che rabbia, quanti rimpianti e che amarezza vedere uscire dall’Europa League una squadra che sa giocare come il Napoli. Quante domande, forse senza risposta, andrebbero fatte a Sarri e ai giocatori, su quella che è stata la strategia con la quale si e deciso di affrontare questa competizione. Quante perplessità continua a destare la gara di andata, giocata senza voglia, senza mordente e senza i migliori interpreti (con Mertens squalificato).
L’amaro trionfo di Lipsia, utile solo per le statistiche e forse, si spera, per il morale, dimostra di quante possibilità avrebbe avuto il Napoli di andare fino in fondo alla competizione, con grandi margini di vittoria finale. E invece è stata fatta una scelta a metà. Privilegiare il campionato, con tutti i rischi che la cosa comporta, per poi cambiare idea in corso d’opera, quando ormai i buoi erano già usciti dalla stalla.
Peccato, veramente un peccato, perché al San Paolo sarebbe bastata la metà della qualità vista in Germania per aver ragione di un avversario forte ma non certo irresistibile, Non per questo Napoli, almeno, che ha dominato in lungo e largo la partita, non rischiando mai di prendere gol, se non per un maldestro rinvio di testa di Tonelli finito sulla traversa e che ha sfiorato un’impresa che per molti sembrava impensabile.
Due gol, con Zielinski e Insigne, che hanno consentito a Sarri di uscire a testa altissima dalla coppa ma che lasciano i tifosi in balia di un atroce dubbio. È stata giocata come si doveva questa doppia sfida al Lipsia?
Adesso tutto è sul campionato, a cominciare dalla trasferta non facile di Cagliari. La partita di coppa avrà consolidato il patto per lo scudetto e dato maggiore convinzione al gruppo. Questo è quello che si aspetta Sarri, questo è il compromesso che i tifosi sarebbero disposti ad accettare, in cambio di un’eliminazione che fa rabbia, molta rabbia.