(di Marco Martone)
Il calcio, in fondo, è una scienza semplice da analizzare. Chi sbaglia paga e i cocci sono i suoi. E così il Napoli, neanche tanto brutto per la verità, è costretto ad alzare ancora una volta bandiera bianca e sprofonda in una crisi, che soltanto l’ampio margine di vantaggio sulle inseguitrici non rende drammatica.
A fare bottino pieno al San Paolo è stata l’Atalanta, che gioca assai bene per la verità, ma che in condizioni normali avrebbe dovuto trovarsi sotto di almeno tre reti al termine del primo tempo e di altre due ad inizio del secondo. Se solo i vari Zielinski, Mertens, Callejon e Milik fossero stati più precisi, meno leziosi e anche un po’ più fortunati. Perché, diciamola tutta, agli azzurri in questo periodo gira anche tutto male.
Il pallone ricacciato da Masiello a tre millimetri dal gol e la deviazione di Malcuit, che ha messo fuori causa Koulibaly, sul gol del 2-1 degli orobici, sono la prova evidente che proprio non è periodo per la squadra di Ancelotti.
Detto questo gli interrogativi sono tanti, perché questo finale di stagione si sta trasformando in una via Crucis dolorosissima per il Napoli.
Contro l’Atalanta 60 minuti ben giocati e un gol di vantaggio, poi tanti errori sotto rete e alla fine la resa. Non può andare bene così. Dopo l’eliminazione dall’Europa League era doveroso attendersi qualcosa di meglio. L’impressione è che la squadra sia svuotata, dal punto di vista mentale e atletico, che molti giocatori si sentano a fine ciclo e altri di passaggio.
Le cinque giornate che mancano alla fine del campionato, dovranno essere gestite nel migliore dei modi, perché la qualificazione Champions è a un passo ma non ancora scontata e il secondo posto comincia ad essere a rischio, visto che alla penultima al San Paolo arriva l’Inter.
C’è infine da capire cosa fare di Insigne, escluso dal tecnico dopo i fischi di giovedì e cosa fare sul mercato, visto che i limiti dell’organico, comunque buono, cominciano a palesarsi in maniera chiara.