di Mariateresa Di Pastena
La parola ‘artista’ è quella che più gli si addice: bravissimo, spumeggiante, e a dir poco poliedrico (attore, conduttore, speaker, autore e regista), di lui ci colpiscono subito la solarità e l’enorme simpatia, ma soprattutto la semplicità ed il sorriso costante che illumina il suo bel viso. Paciullo, non molto tempo fa, è stato accolto ed applaudito dal pubblico napoletano, al teatro Bracco, in una delle tappe della sua tournée, in cui, insieme all’attore e comico romano Nino Taranto, ha portato in scena “Il figliol prodigo”, un’esilarante e originale commedia ideata, prodotta e diretta proprio da loro due: una sorta di incontro/scontro ‘nippo-romano’ tra un padre e un figlio, che si ritrovano dopo tanti anni e sono costretti a confrontarsi tra loro, e a cercare di far convivere due culture diverse. Come sempre impegnatissimo, e già con tanti progetti per il nuovo anno, Paciullo, a cui abbiamo rivolto qualche domanda, torna sempre molto volentieri (anche se non spesso, come invece vorrebbe) nella nostra città.
Se tu dovessi descrivere Napoli, e poi Roma, la tua città, con tre aggettivi…
Userei gli stessi per entrambe: bellissime, coinvolgenti, passionali.
E per descrivere te stesso?
Spontaneo, sensibile, sincero. La spontaneità è al primo posto: la mia arma vincente!
Quali sono i tuoi prossimi impegni?
Il 20, 21 e 22 dicembre sarò al teatro Vignoli a San Leone, Roma, per condurre “Christmas Smile – Un Natale per tutti”, uno spettacolo molto divertente, a favore della Caritas, al quale parteciperanno, insieme a me, tanti attori e comici: Stefano Fabrizi, I Carta Bianca, Fabrizio Di Renzo, I Figli Unici, Pierluigi Ferrari, Nico e Venticello. A gennaio, il 12 e il 26, sarò poi in teatro a Bracciano e a Roma, insieme alla collega ed amica Francesca Milani, con la commedia “Un amore di vacanza”, di cui siamo autori e registi; poi riporteremo in scena, Nino Taranto ed io, “Il figliol prodigo”, e ancora, con il mio amico e collega Danilo Brugia, “VariEtà romane”. Inoltre, Danilo ed io, stiamo lavorando ad un nuovo progetto: “Diretti su Cuba”.
Com’è nato il tuo nome d’arte Paciullo?
In realtà, era il soprannome che mi aveva dato Valerio, un mio amico, quando avevo sedici anni, facendo una sorta di fusione tra il mio nome e cognome. Mi è piaciuto!
Che bambino sei stato? E quando hai cominciato ad appassionarti allo spettacolo?
Sono stato un bambino molto irrequieto… Ho fatto davvero impazzire mia madre! E già a 5 anni mi esibivo per i miei familiari, i miei amati genitori e sorella, e per i miei vicini di casa: li radunavo tutti intorno a me e organizzavo piccoli spettacoli, usando come scenografie e costumi ciò che trovavo in casa, tipo le lenzuola, costringendoli ad assistere e ad applaudirmi. Loro sono stati davvero il mio primo, prezioso ed indimenticabile pubblico!
Hai qualche ricordo, bello e brutto, dei tempi della scuola?
Ricordo, in particolare, due suore della scuola elementare: la prima, a cui ero affezionatissimo, l’adorabile suor Basilia, dolcissima, quasi una seconda mamma; l’altra, suor Bertilla, un po’ severa, che una volta cercò di punirmi perché, nonostante fossi molto educato, ero un po’ chiacchierone: mi mise con le spalle alla lavagna, mentre lei scriveva, per costringermi a voltarmi per seguire la lezione. In realtà, mi fece un favore, perché io continuai tranquillamente a chiacchierare con i compagni che avevo davanti a me!
La più grande soddisfazione, e la più grande delusione, nel tuo lavoro?
La prima è il lavoro stesso, perché mi diverto, sto bene, faccio tutto con grande passione ed entusiasmo! Le delusioni, invece, sono legate solo a qualche provino che, nonostante l’impegno e la determinazione, non sono riuscito a superare,
Compirai, il 23 dicembre, quindi tra pochissimo, trentasette anni! Tanti auguri! Tu hai iniziato, però, giovanissimo a lavorare nel mondo dello spettacolo… Secondo te, oggi, per un ragazzo, è più facile o più difficile intraprendere la carriera artistica?
Grazie! Riguardo alla domanda, credo che oggi sia molto più facile entrare a far parte di questo mondo. Una volta si faceva la sacrosanta gavetta! Ora se uno partecipa ad un reality o ad un talent, acquisisce subito una grande popolarità, e male che vada diventa ‘opinionista’ in tv! Purtroppo, però, non sempre questa popolarità corrisponde ad un talento. Oggi si parte dalla fama per dimostrare, in un secondo momento, di saper fare, o meno, qualcosa. In passato, invece, succedeva il contrario… Io, ad esempio, ricordo sempre con orgoglio di aver lavorato con il grande Riccardo Garrone.
Sei molto legato ai tuoi genitori: per che cosa li ringrazi maggiormente?
Oltre che per tutti i loro insegnamenti e i valori che mi hanno trasmesso con il loro esempio, sono loro grato per avermi sempre incoraggiato, stimolato e sostenuto nelle mie scelte lavorative, facendo anche dei sacrifici economici, come, ad esempio, quelli per farmi diplomare in una scuola di teatro.
Che posto occupa l’amicizia nella tua vita?
Un posto fondamentale. Ma quella reale, non l’amicizia esclusivamente virtuale, che impazza nell’era tecnologica in cui viviamo! Quelle che nascono e crescono solo sui social sono conoscenze, non vere amicizie!
Se tu potessi regalare, per il nuovo anno, qualcosa di bello alle persone… ed eliminare qualcosa di brutto.
Con un solo gesto farei contemporaneamente entrambe le cose: toglierei a tutti per qualche giorno il telefono cellulare, così li aiuterei a riscoprire il grande valore e la bellezza della parola e dello sguardo.