di Marco Martone
Ci vorrà un bel coraggio, ma qualcuno certamente lo troverà, a definire “fallimentare” la stagione del Napoli, che a due minuti dalla fine del campionato era meritatamente al secondo posto e con la qualificazione diretta alla Champions in tasca. Il tutto ai danni di una Roma che ha potuto beneficiare del solito aiutino (mano di Dzeko in occasione del gol del pareggio) e della consueta fortuna (il palo del Genoa sul risultato di 2-2 e il gol di Perotti allo scadere).
Un punto in più, per i giallorossi, che non può o almeno non dovrebbe condizionare il giudizio su tutto quanto di buono ha fatto il Napoli nell’arco di una stagione cominciata con il doppio handicap, dell’addio al Pipita e della rinuncia forzata al giocatore che avrebbe dovuto sostituirlo (Milik). Il Napoli arriva terzo per colpe sue, visti in tanti punti gettati alle ortiche con le cosiddette piccole ma anche per l’andamento piuttosto anomalo che hanno avuto alcune partite della Roma nelle ultime settimane. La prestazione penosa della Juventus all’Olimpico, ad esempio, è ancora difficilmente spiegabile. Detto questo agli azzurri non resta che fare i complimenti per lo spettacolo offerto e per la voglia, dimostrata fino al termine, di centrare l’obiettivo. Ad agosto ci saranno i preliminari, che Sarri affronterà senza paura perché la squadra che ha a disposizione è altamente competitiva e con qualche innesto giusto potrà diventare ancora più forte.
Contro la Sampdoria l’ennesimo show condito con quattro gol spettacolari (Mertens, Insigne, Hamsik e Callejon), qualche disattenzione difensiva (Chiriches) e l’errore di Reina sul gol del 2-4, che proprio non aiuterà il portiere in un periodo in cui si parla, con una certa insistenza, della necessità di trovare un suo alter ego per la prossima stagione. Intanto Napoli e i napoletani si godono una squadra da sogno e un talento pronto a spiccare il volo…
Nel giorno dell’addio al calcio giocato di uno dei più grandi calciatori italiani di tutti i tempi, Francesco Totti, brilla infatti sul campionato la stella di Lorenzo Insigne, unico solo talento nostrano che, forse, del Pupone può considerarsi erede. Insigne come Totti rappresenta una squadra e una città, ha estro, classe, scaltrezza e giocate da campione. Il tempo solo dirà e lo scugnizzo di Frattamaggiore sarà capace di ripercorrere, in maglia azzurra, la straordinaria carriera che il capitano giallorosso ha sciorinato in oltre 25 anni di autentiche magie.
La giornata che ha chiuso il campionato edizione 2016/2017 ha avuto due grandi protagonisti, uno lasciato tristemente solo, dimissionato da chi non l’ha voluto bene fino in fondo, che ha pagato anche per colpe sue un finale di carriera che avrebbe meritato maggiore rispetto e più gloria.
Spalletti ha dato a Totti l’ultima mazzata per un finale molto diverso da quello che l’eroe dell’Olimpico avrebbe meritato e che probabilmente aveva sognato. Il finale con il Genoa, che la Roma ha vinto in extremis blindando a fatica un secondo posto che forse il Napoli avrebbe maggiormente meritato, ha visto scolpita sul volto di Totti la tristezza di un uomo lasciato solo, con la sua malinconica discesa dal podio dei trionfi e del successo.
A Genova, intanto, brillava di luce propria la cavalcata vincente di Lorenzo Insigne, autore di un gol (il secondo dell’ennesima goleada azzurra ai danni della Sampdoria), che ha costretto all’ammirazione anche quei dementi, incivili, beoti e mascalzoni tifosi doriani che non hanno trovato di meglio da fare, per lunghi tratti della partita, se non offendere con i soliti cori beceri e razzisti, Napoli e i napoletani. La traiettoria disegnata da Lorenzinho, finita alle spalle di Puggioni, è una stilettata all’ignoranza e un inno alla classe immensa di un giocatore che assieme a Belotti sarà la punta di diamante della Nazionale del futuro.
Una giocata alla Totti, proprio nello stesso stadio in cui il fuoriclasse della Roma segnò, qualche anno fa, uno dei gol più belli della sua lunga carriera.
Totti lascia e Insigne esplode, come in un simbolico passaggio di consegne tra chi ha fatto la storia del calcio e chi si candida, con serietà e umiltà, a provarci nei prossimi anni.