(di Marco Martone) – Quel tragico 20 marzo dello scorso anno segnò la fine della vita per Francesco Pio Maimone, un giovane di 18 anni, ucciso sul lungomare di Mergellina. Una tragedia che sollevò da subito dolore ma anche sdegno e preoccupazione sul tema della sicurezza giovanile e della violenza. Oggi Napoli ha deciso di celebrare la memoria di Francesco con l’intitolazione della “Casa della cultura e dei giovani”, luogo simbolo di crescita e speranza che si trova sul territorio di Pianura. Alla cerimonia hanno preso parte autorità locali, il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, il Prefetto Michele di Bari, don Patriciello e Francesco Borrelli. Presenti anche molti rappresentanti delle istituzioni cittadine. Tra loro il presidente della commissione politiche giovanili del Comune di Napoli. Luigi Musto.
“L’inaugurazione di questo centro è fondamentale, per promuovere il senso di legalità di tantissimi giovani. Quello che vogliamo dare al territorio è un segnale forte, nel ricordo di un ragazzo cui è stata strappata la vita in maniera vile”. Ha detto Luigi Musto. “Oggi è un momento di grande dolore ma anche di gioia – ha aggiunto Musto – perché stiamo dando a questo centro il nome di un ragazzo, il cui unico scopo nella vita era quello di realizzare i suoi sogni professionali. In questo modo intendiamo anche essere vicini al dolore della famiglia”.
La scelta di intitolare un luogo così significativo a Francesco Pio Maimone è un segnale forte. Nel corso della mattinata gli alunni di una scuola di barra hanno cantato una canzone dedicata a Francesco pio. Pianura è il quartiere dove il giovane era cresciuto. La casa della cultura e dei giovani da oggi porta il suo nome. Francesco Pio, appena 18 anni, stava imparando a fare il pizzaiolo con il desiderio, un domani, di aprire una propria attività. Sul cancello di ingresso, alcuni striscioni con la foto del giovane e le scritte ‘Dentro ogni nostro pensiero, c’è sempre un posto per te’ e ‘Giustizia per Kekko’. “Come genitori – hanno detto la mamma, Concetta Napoletano, e il padre, Antonio Maimone – abbiamo il dovere e la responsabilità verso la memoria di nostro figlio ma anche verso tutti gli altri giovani perché dobbiamo lavorare per il bene di tutti loro. In questo anno e mezzo le istituzioni ci sono state vicine, ci hanno dato il conforto per andare avanti e oggi con loro intitoliamo questa struttura a nostro figlio e speriamo che qui si possano realizzare tanti progetti per i giovani”.