(di Mariateresa Di Pastena)
Verso la rinascita di tutte le abilità. Da più di un anno, ormai, i bambini e i ragazzi, costretti, come tutti, a subire questa lunga e crudele pandemia, sembrano naufraghi sballottati da un’isola all’altra, mentre invece avrebbero diritto, più di chiunque altro, ad approdare sulla terraferma. Una sensazione simile, sentirsi sperduti e poco compresi, è quella che hanno sempre provato i bambini e i ragazzi con lo spettro autistico, e i loro familiari. Una sensazione causata, però, non da un evento eccezionale e tragico come può essere, appunto, la pandemia che sta affliggendo il mondo, ma dai pregiudizi, dall’indifferenza, e soprattutto dalla ‘non conoscenza’, che caratterizza parte della società. Tra gli scopi dell’associazione ‘La città adatt… abile – Napoli per l’ autismo”, ci sono proprio la ricerca e la conquista continue dell’ inclusione, e il voler dare voce e spazio sacrosanti a bambini, a ragazzi e genitori che vivono quotidianamente l’autismo. Tutti loro insegnano ogni giorno, a chi ha voglia di imparare, che quest’ultimo non deve e non può essere un motivo per essere esclusi dalla vita sociale. E che tutte le abilità sono una ricchezza enorme. In passato ci siamo dedicati più volte al talento artistico di Claudio Rinaldi, figlio di Cristina Gargiulo, presidente della suddetta associazione e insegnante. Claudio è un ragazzo di 21 anni, dolcissimo e determinato, che ama dipingere ed ha già esposto in varie mostre i suoi bellissimi dipinti che parlano per lui. In questo periodo in cui i luoghi al chiuso sono da evitare, il laboratorio artistico, di cui Cristina continua a farsi promotrice, torna alle sue origini, ossia all’aperto, nel parco sotto casa sua. “La pandemia non ci ha mai fermato, pur avendoci naturalmente all’inizio spiazzati, come tutti” dice Cristina con la sua immutata voce sorridente. “D’altronde, purtroppo, noi siamo già abituati a sentirci un po’ isolati rispetto agli altri, quindi per noi è stato più facile adattarci a questa situazione, e quindi abbiamo cercato di ingegnarci da soli, come facciamo da sempre soprattutto nei momenti difficili”.
Una considerazione amara, ma allo stesso tempo piena di forza e di risolutezza, la sua. Poche parole che racchiudono e rispecchiano appieno lo stato d’animo da sempre comune a tanti genitori, che in fondo chiedono (e non dovrebbe esserci neanche il bisogno, di chiedere! ) solo e giustamente gli stessi diritti per i loro figli, in primis il diritto numero uno, che spetterebbe ad ogni essere umano: far parte della società, ma farne parte davvero. Il loro ingegno, comunque, è davvero molto acuto: originalissima l’idea di Elvira Sartori, vulcanica vicepresidente dell’associazione e mamma di Checco, 14 anni, anche lui dolcissimo. Attraverso il ‘progetto monopattino’, Elvira è riuscita a coinvolgere non solo suo figlio ma anche Claudio e altri ragazzi. “All’inizio” ci racconta con grandi entusiasmo e determinazione, comuni a tutte le mamme e i papà dell’associazione “ho dovuto vincere un po’ di diffidenza degli altri genitori, increduli e timorosi, ma poi, man mano, i ragazzi, con la loro tenacia , hanno conquistato la fiducia sul campo. L’idea mi è venuta pensando agli spazi. Non potendo usufruire, a causa della pandemia, di tutti quelli interni a cui i ragazzi erano abituati, ho pensato di far esplorare e conquistare loro quelli esterni, sul territorio. Ed ho pensato subito al monopattino, tanto in voga in questo periodo: ne abbiamo noleggiati alcuni alla Helbiz e ci siamo lanciati in questa avventura! Ho coinvolto anche un gruppo di amici di mio figlio, alcuni dei quali frequentano la sua stessa scuola, la Belvedere, la cui dirigente, Daniela Costa, i docenti e tutti coloro che ci lavorano, sono sempre molto sensibili, attenti e collaborativi. Checco, all’inizio, era un po’ titubante, ma ora lui, Claudio, Francesco, Giorgio, Alessandro, Michele e Francesco L. non vedono l’ora di ritrovarsi agli appuntamenti nei giardini di via Ruoppolo, da cui prendono il via”.
Questo progetto ha permesso ai ragazzi di appropriarsi del territorio e di sentirsene parte, ci spiega Elvira, e ai commercianti e agli habitué della zona di conoscere meglio i ragazzi, di aprirsi a loro maggiormente. “La pandemia, con la minore affluenza di persone e con il maggior tempo a disposizione, ha fatto riscoprire il valore dell’accoglienza. Le persone sono meno diffidenti e più predisposte verso i nostri ragazzi”. Elvira ha avuto una bellissima idea anche per Pasqua: “Con il patrocinio del comune di Napoli (municipalità 5, Vomero-Arenella), saranno disponibili piccoli ulivi, per poter sostenere i progetti della nostra associazione. Ho pensato ad un ulivo, e non alle solite uova di Pasqua, perché, mai come ora, quest’ultimo possa simboleggiare la rinascita, oltre che la pace. Si potranno trovare la mattina del 30 marzo (info e prenotazione al numero whatsapp 3501849658), con un contributo minimo, all’esterno del Carrefour a via Morghen, e della Mondadori a via Luca Giordano. Il nostro augurio è che presto si possa tornare ad una vita serena, ma nuova, che permetta a tutti, compresi i nostri ragazzi, di conquistare i loro spazi”. E noi aggiungiamo anche la nostra speranza: che da questa orribile pandemia possa nascere e fiorire uno spazio mentale in cui ci sia posto davvero per tutti.