Come si lavorava la pelle a Pompei? Il processo di concia, una delle tante attività artigianali praticate a Pompei, sarà reso chiaro e comprensibile ai visitatori attraverso il riallestimento della più grande conceria finora nota dell’antica città. I locali dell’impianto adibiti alla lavorazione saranno oggetto di interventi di restauro e valorizzazione, grazie alla collaborazione tra il Parco archeologico e l’Unione Nazionale Industria Conciaria (UNIC), che ne ha sponsorizzato il progetto.
Messo in luce a fine ‘800 e situato nella Regio I degli scavi (Insula 5), l’impianto conciario fu identificato come tale sulla base delle testimonianze epigrafiche, degli utensili rinvenuti nel corso dello scavo, oltre che dagli apprestamenti produttivi, molto simili a quelli in uso nelle concerie medioevali e moderne.
L’edificio fu già in parte restaurato nel 2008 grazie alla collaborazione con l’UNIC, che sponsorizzò il recupero di una parte delle aree destinate alla lavorazione delle pelli. Quest’anno si proseguirà con un più dedicato progetto di valorizzazione frutto dell’ accordo tra il Parco archeologico di Pompei e LINEAPELLE, società controllata al 100% dal gruppo UNIC.
Prima del 2008 l’edificio era stato interessato da una serie di campagne di scavo, condotte dal Centre Jean Berard, che avevano consentito di recuperare numerosi dati relativi alla storia edilizia del complesso e alle sue trasformazioni funzionali.
Il progetto, in corso di redazione ad opera dei funzionari del Parco archeologico, contemplerà una serie di interventi funzionali alla riapertura al pubblico del complesso, nell’ottica di una implementazione e di una sempre più ampia diversificazione dei percorsi di visita.
L’idea progettuale di base si ispira al modello del “museo diffuso”, già sperimentato con successo a Pompei, che prevede il restauro e il riallestimento con vetrine espositive, pannellistica e supporti multimediali, dei locali adibiti alla lavorazione delle pelli, al fine di consentire al visitatore di comprendere le modalità con cui si svolgeva in antico il processo di lavorazione delle pelli.
Il progetto, prevede anche la risistemazione del cosiddetto vicolo del Conciapelle, al fine di ripristinarne la percorribilità. La strada che dà accesso al complesso della Conceria risulta in larga parte lacunosa e sconnessa a causa dei danni prodotti da una delle tante bombe che tra l’agosto e il settembre del ’43 colpirono l’area archeologica di Pompei.
Il progetto sarà realizzato nel corso del 2019, al termine dell’ intervento di messa in sicurezza che interesserà le Regiones I-II e III, previsto dal Grande Progetto Pompei. Il contratto di sponsorizzazione prevede il finanziamento di interventi per un importo complessivo stimato di € 161.550,00, oltre IVA.
LA CONCERIA e il PROCESSO DI LAVORAZIONE DELLE PELLI NELL’ANTICA POMPEI
L’impianto fu installato intorno alla metà del I sec. d.C. in luogo di un’abitazione più antica, giungendo ad occupare la quasi totalità dell’insula. A seguito dei danni prodotti dal terremoto del 62 d. C. l’impianto artigianale subì importanti modifiche che lo resero più funzionale, conferendogli l’aspetto attuale.
Le diverse operazioni di cui si compone il processo di lavorazione delle pelli venivano espletate in settori funzionalmente distinti dell’edificio: il lavaggio del pellame, che richiedeva l’impiego di sostanze maleodoranti, veniva effettuato all’interno dei dolia alimentati d’acqua sotto il porticato o, forse, lontano dal complesso sulle rive del Sarno. La concia vera e propria con la macerazione delle pelli avveniva, invece, all’interno delle quindici grandi vasche cilindriche conservatesi in uno degli ambienti dell’edificio. Infine, le pelli venivano battute al di sotto dell’area porticata e lavorate nei piccoli ambienti che si susseguono sul lato est del peristilio, divisi tra loro da bassi muretti trasversali. Addossato al muro ovest del peristilio si trova anche un ampio triclinio estivo destinato agli ospiti del coriarius (titolare dell’attività), che all’interno del complesso aveva la sua residenza.