Ennesimo cedimento a Pompei. Ad essere interessata l’area dei fronti di scavo lungo Via dell’Abbondanza. Si tratta del “cedimento di parte di un tavolato moderno posto a protezione della parte superiore del fronte di scavo – riporta il comunicato diffuso dalla Direzione del Parco Archeologico – che si è verificato nella notte in un’area già recintata per ragioni di sicurezza”. Esattamente la stessa area oggetto di messa in sicurezza dal “Grande Progetto Pompei”.
Non sono bastati i precedenti gravi crolli, l’eco mondiale e la figuraccia che ne sono derivate. Siamo ancora in attesa della “firma del contratto prevista per il 24 maggio 2017” per dare l’avvio ai lavori previsti dal “Grande Progetto Pompei”. Oltre tre anni fa, ci fu il primo cedimento del muro di una bottega su via di Nola, nella Regio V, insula 7, civico 19.
“Il patrimonio culturale italiano, ed in particolare della Campania e delle regioni del Sud, è un bene comune assai prezioso e di importanza unica che deve essere prima di tutto tutelato – dichiara Isabella Adinolfi, europarlamentare del Movimento 5 Stelle – La lentezza con cui si affrontano i problemi è snervante. In questo Paese la tutela dei nostri Beni culturali é passata in secondo piano ed è drammaticamente a rischio. Stiamo parlando di aree archeologiche che rappresentano la nostra identità territoriale e, da non trascurare, portano milioni di turisti creando un indotto di migliaia di euro a vantaggio dei vari ristoratori, commercianti ed albergatori.”
Nel solo 2016, la sola area archeologica di Pompei è stata visitata da 3.209.089 turisti. Dati in continua e costante crescita. Basti pensare che nel 2009 Pompei poteva vantare “solo” 2.087.559 ingressi.
“Numeri da capogiro per un parco archeologico invidiatoci da tutto il mondo. E cosa si fa? – domanda Isabella Adinolfi – Si recinta e si aspetta la firma. Da Bruxelles, nel corso del mio intervento al Parlamento europeo, ho chiesto maggiore attenzione all’innovazione attraverso la cultura ed ho fortemente criticato i fondi destinati al programma “Europa Creativa”. Ho la sensazione che, non solo in Europa, ma anche in Italia, si destinino troppi soldi per comunicare e troppo pochi per fare qualcosa di concreto. I contratti non ancora firmati sono lì a dimostrarlo”.