di Mariateresa Di Pastena
Parafrasando e napoletanizzando un vecchio proverbio popolare, potremmo dire: “Tra moglie e marit nun metter… ‘a partit!”. E in effetti, per le coppie tifose a metà, spesso, purtroppo, la partita del Napoli diventa motivo di separazione momentanea perché la persona non “napolidipendente” viene relegata in un angolo della casa che sia il più lontano possibile dal salotto, quasi sempre in cucina o in un’altra camera con tv a schermo piccolo, quasi fosse una punizione. E guai se questa persona si azzarda a disturbare il supertifoso: seduto in punta di poltrona, quest’ultimo avrà gli occhi puntati sullo schermo (rigorosamente maxi) e sarà pronto a scattare per qualsiasi azione di una delle due squadre, fulminando chiunque osi passare davanti alla tv o cerchi di rivolgergli la parola. Inoltre, per un’ora e mezza, perderà completamente la proprietà di linguaggio e saprà dire, o meglio, urlare solo dei “sìììììì” e dei “nooooo”, a seconda dei casi, alternati a sospiri, imprecazioni, interiezioni varie e, ahimè, qualche parolaccia! Se proprio, però, si ha urgente (ma che sia davvero urgente!) bisogno di comunicargli qualcosa, l’unico modo, forse, per cercare di attirare la sua attenzione è procurarsi un fischietto, accovacciarsi dietro la poltrona e fischiargli, a mo’ di arbitro, nelle orecchie.
L’ultima volta, contemporaneamente allo svolgimento della partita (un’importantissima Napoli-Lazio), i concorrenti dell’Ariston si contendevano lo scettro e allietavano la serata dei non tifosi: insomma, mentre Sanremo cantava, Napoli “s’arricriava”! Infatti, mentre la squadra partenopea ormai aveva già da qualche ora vinto e portato a casa il quarto goal della serata, il duo composto da Ermal Meta e Fabrizio Moro raggiungeva il podio con una bella ed impegnata canzone dedicata alla lotta al terrorismo e alle sue tante vittime.
Quest’ultima, ennesima vittoria del Napoli ha lasciato una scia bianco-azzurra di orgoglio e di speranza che somiglia sempre più ad una velata e timida certezza… Un profumo che si spande nell’aria sempre più e che potremmo chiamare, bando alla scaramanzia, “Eau de Scudett”!
E’ un profumo che batte tutti gli altri (anche quello della lasagna tipica del Carnevale), quello a cui tutti i tifosi del Napoli anelano e che non sentono ormai da troppo tempo, da quel lontano campionato 1989-90, quando la squadra, capitanata da un indimenticabile Maradona, ne profuse à gogo, stordendo tutta la città
Ed è un profumo che i calciatori, il suo Presidente Aurelio De Laurentis, l’allenatore Maurizio Sarri (e tutta l’organizzazione), ma in particolare i tifosi, e Napoli tutta, meriterebbero a piene mani (trattandosi di calcio, forse sarebbe il caso di dire “a pieni piedi”), soprattutto per ciò che lo scudetto rappresenterebbe: una sorta di rivalsa per una città che lotta contro tante etichette, pregiudizi e luoghi comuni e che spesso viene citata e ricordata solo per sottolinearne i lati negativi.
In questo momento, dicevamo, i tifosi sono concentrati su questo obiettivo e tutto passa in secondo piano, perciò non si meraviglino tutte coloro che resteranno deluse perché il proprio partner dimenticherà San Valentino: la maggior parte degli uomini (ma anche di tante donne) “S’ARRI…corda solo d’o’ San Paolo!”