Caos Napoli! Se tutti siamo sul banco degli imputati

De Laurentiis, Ancelotti, squadra, stampa e alcuni tifosi. Chi è senza peccato...

Marco Martone

Tutto sbagliato baby, cantava qualche anno fa Edoardo Bennato. E tutto sbagliato è quanto accaduto, nelle ultime ore a Napoli, fronte calcio. Hanno sbagliato la società e l’allenatore, la squadra e anche la stampa. Hanno sbagliato anche alcuni tifosi, che pensano di essere affrancati da comportamenti virtuosi e regole che riguardano tutti e che, non si sa per quale arcano motivo, dovrebbero escludere i frequentatori delle curve. Il primo errore, forse quello più grave, lo ha commesso il presidente De Laurentiis. E non perché ha deciso di esonerare l’allenatore, cosa del resto richiesta a gran voce da tutti quelli che ora fanno le vedovelle inconsolabili sparando a zero contro la scelta del patron.

Lo sbaglio è stato quello di non indovinare tempi e modi per una separazione che era diventata inevitabile ma che doveva essere comunicata, almeno all’esterno, in maniera diversa, magari non dopo il raggiungimento di un risultato storico per la società, come l’accesso agli ottavi di finale di Champions. Una conferenza stampa congiunta nel corso della quale si fossero spiegate le ragioni del divorzio sarebbe stata la strada più corretta ed elegante per prendere commiato da un signore del calcio italiano. Non immune da colpe però. E non solo per quanto non è riuscito a fare, dal punto di vista tecnico, in una stagione disgraziata e anche sfortunata. L’errore di Ancelotti è stato quello di non lasciare, dignitosamente, prima di essere esonerato. L’aspetto economico, qualche volta, potrebbe anche passare in secondo piano. Sarebbe stato un gesto nobile salutare la combriccola un minuto dopo aver “regalato” al Napoli gli ottavi di Champions e un bel po’ di milioni da incassare. E invece ha atteso che scendesse la mannaia sulla sua testa, al termine di una cena che sarà andata di traverso a più di una persona. Ancelotti da una parte, quindi, De Laurentiis dall’altra. Poi c’è la squadra, che in questo scenario da tregenda sportiva ha un ruolo fondamentale. Giocatori strapagati, straviziati e stralunati (quando vogliono), salvo ritrovare se stessi nella gara del crepuscolo ancelottiano. Gatta ci cova, direbbe qualcuno!

Sui tifosi (parte di loro) si è già detto. Rivendicano il merito di essere il dodicesimo uomo in campo, di amare la maglia, di stare sempre al fianco della squadra. Tutto bello, tutto tristemente falso. Da mesi sono lontani, proprio nel momento del maggior bisogno. Fuori dallo stadio e fuori dal coro (e dai cori). A qualcuno di loro non piacciono le leggi imposte a chi frequenta gli stadi, come se per sostenere la squadra ci fosse bisogno per forza di trasgredire le regole. Non è così. Se ne facciano una ragione e tornino, se vogliono, ad essere l’arma in più per vincere le partite. Nel rispetto di tutti però, anche di chi va allo stadio per assistere alla gara, al suo posto.

Ma da questo marasma non si salva neanche la stampa, parte di essa almeno. Le ore che hanno preceduto la gara con il Genk sono state la fiera della cattiva informazione e dell’approssimazione giornalistica. L’arrivo di Gattuso “celebrato” in tv da orchestrine e vallette, la presentazione dell’ex tecnico del Milan annunciata senza averne certezza. Poi il dietrofront con le notizie sulla possibile permanenza di Ancelotti. Uno squallore senza fine, che sta continuando in queste ore con chi già avanza critiche sul prossimo allenatore e già rimpiange quello appena esonerato, considerato un brocco fino a qualche giorno fa. Sarebbe ora di darsi una calmata. Non accadrà…