Un farmaco anti-tumorale contro il Covid 19

Il risultato da uni studio della Federico II di Napoli e dell’Università della Basilicata

Il ruolo della risposta immunitaria in corso di infezione sostenuta dal coronavirus SARS-Cov2 è, ad oggi, non completamente compreso. Tuttavia, nei pazienti con sintomatologia molto grave e spesso con esito infausto, si assiste all’iper-attivazione della risposta infiammatoria del sistema immunitario, responsabile dell’esacerbazione della malattia da Coronavirus, detta Covid-19. Infatti, l’infiammazione del tessuto polmonare appare essere mediata dall’iper-produzione di molecole infiammatorie (che scatenano la cosiddetta “tempesta citochinica”) alla base delle manifestazioni più severe della Covid-19.

La notizia è stata riportata dal Quotidiano Napoli online.

Pertanto, sono state studiate, e trovano oggi applicazione nella pratica medica della pandemia da coronavirus, alcune terapie basate sull’inibizione della risposta immunitaria al fine di ridurre l’infiammazione polmonare e le altre gravissime complicazioni della Covid-19. Uno fra i farmaci più adoperati allo scopo di ridurre l’iper-reattività immunitaria è il Tocilizumab, un anticorpo monoclonale in grado di limitare l’infiammazione attraverso il blocco del recettore per la citochina proinfiammatoria interleuchina 6 (tra i principali responsabili della tempesta citochinica).

In questo contesto, la collaborazione tra il gruppo di ricerca del professor Giuseppe Terrazzano, del Dipartimento di Scienze dell’Università della Basilicata, ed il team della professoressa Giuseppina Ruggiero, del Dipartimento di Scienze mediche traslazionale dell’ateneo di Napoli “Federico II” (coadiuvati dai dottori Valentina Rubino, Anna Palatucci, Angela Giovazzino e Flavia Carriero), ha recentemente ipotizzato, in un articolo scientifico   apparso sulla prestigiosa rivista scientifica  Frontiers in Pharmacology, di contrastare l’iper-reattività del sistema immunitario nella Covid-19 agendo sul mediatore proteico mTOR e, più in dettaglio, inibendo quest’ultimo con l’Everolimus. Gli autori dell’articolo propongono, alla comunità medica mondiale, di impiegare l’Everolimus, insieme alle altre terapie che si stanno sperimentando.

Tale farmaco, che è classicamente impiegato come anti-tumorale o nel trapianto di organi, potrebbe significativamente mitigare la tempesta citochina e contribuire a riportare alla normalità l’attivazione del sistema immunitario, a mezzo di meccanismi complessi (descritti nell’articolo, al quale si rimanda). L’Everolimus, inoltre, è stato in passato descritto anche per avere un effetto antivirale che si auspica possa dimostrarsi utile anche nel corso dell’infezione da coronavirus SARS-CoV2.