Non confini netti tra arti, ma permeazione, perchè in fondo il cinema e la musica sono entrambi un mezzo per comunicare emozioni innanzitutto e per destare la capacità di emozionarci. Ne sono testimoni Demetrio Salvii, regista, documentarista, sceneggiatore, critico cinematografico e il musicista napoletano Maurizio Capone, leader della band Bungt Bangt, che si sono ritrovati insieme per il primo degli incontri aperti al pubblico nell’ambito del laboratorio di produzioni audiovisive teatrali e cinematografiche dirette dal professore e film maker Francesco Giordano presso l’Università Orientale di Napoli. Un laboratorio dall’impronta fortemente pratica e sperimentale che va al di là della lezione accademica e permette ai giovani studenti di incontrare, interagire e creare sinergie con professionisti della settima arte, aprendo spazi di azione e possibilità creative fuori dalle mura universitarie.
Si definisce un “cantastorie” Demetrio Salvi, tra le altre cose fondatore della rivista di cinema “Sentieri Selvaggi”. Demetrio ha appassionato i giovani studenti con la sua esperienza di vita e di lavoro nel comparto degli audiovisivi. “E’un ottimo momento per il cinema, la tv, il web per far sentire la propria voce ed esprimere i sentimenti più profondi dell’essere umano”
È fondamentale, come è emerso dall’incontro particolarmente interattivo e stimolante per i ragazzi, capire i meccanismi della realtà in cui stiamo vivendo, ricco di innovazioni e con un particolare fermento tecnologico.
Durante l’incontro sono stati mostrati alcuni videclip musicali di Maurizio Capone e Bungt Bangt, diretti da Demetrio Salvi e in particolare il video dell’ultimo singolo “Whiteblack” con il quale Maurizio Capone affronta un tema molto caldo e attuale, quello dell’immigrazione e dell’integrazione, ricordando il nostro passato di emigranti, un tentativo di riaccendere la memoria per illuminare il presente. Il video è particolarmente sperimentale e innovativo con un ritmo tribale, roots molto veloce, che mostra l’evoluzione del linguaggio musicale, pur restando l’identità del gruppo identica come intatta è la scelta di utilizzare come strumenti musicali oggetti riciclati, quelli che Maurizio Capone definisce “spazzatura”.
La musica è lo specchio dei tempi che mutano ed è un linguaggio che fa molta presa sui giovani e con cui si possono veicolare messaggi importanti.
Maurizio Capone si racconta senza filtri: “il non seguire le mode mi rende interprete di un pensiero in realtà molto più attuale: si mostra come la spazzatura può diventare uno strumento di qualità”. Affrontare il campo delle logiche commerciali e delle tendenze, spesso prodotto delle stesse logiche, ha scatenato un vero dibattito con gli studenti tra favorevoli e contrari.
Un gruppo, quello del laboratorio di audiovisivi, che si è mostrato preparato al confronto, all’interazione, aperto alla comunicazione, senza troppe barriere a dimostrazione che durante le lezioni partecipate volute dal professore Giordano si realizza uno scambio e un arricchimento reciproco che va di gran lunga al di là dei concetti tecnici trasmessi