Uno studio della Stazione Zoologica Anton Dohrn fa luce sulla Skeletonema marinoi

Importanti novità dulla diatomea che si difende dal suo predatore cambiando forma

Un recente articolo pubblicato dalla rivista ISME Journal, del gruppo Nature, dimostra come anche nell’ecosistema marino al microscopio esista la relazione preda-predatore.

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Anche nel piccolo mondo visto al microscopio vige la legge del leone e della gazzella e proprio l’ecosistema marino ci spiega che esistono lotte feroci tra prede e predatori. Infatti, proprio due dei suoi componenti più importanti, le diatomee, alghe unicellulari facenti parte del primo anello della catena alimentare, e i copepodi, microscopici crostacei che si nutrono delle piccole alghe, consentono di comprendere questa relazione “speciale”. Mentre i copepodi possono nuotare e spostarsi verso la preda, le diatomee, non possedendo strutture per la locomozione, per sfuggire ai loro predatori devono mettere in atto altre strategie di difesa. Per scoprirle, un gruppo di ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn, guidato dalla Dott.ssa Mariella Ferrante, ha visitato i laboratori della Stazione Marina di Tjӓrnӧ, in Svezia, dove sono stati riprodotti gli incontri tra la Skeletonema marinoi, una diatomea che normalmente forma catene cellulari molto lunghe, e due diversi tipi di copepodi. Quando la Skeletonema marinoi percepisce la presenza dei predatori, riduce la lunghezza delle sue catene cellulari per diminuire il rischio di essere individuata e, conseguentemente, mangiata. In pratica, la microscopica alga cambia la propria forma per fuggire dai suoi naturali avversari. Questo studio, pubblicato dalla rivista ISME Journal, del gruppo Nature, fornisce un grande contributo alla comprensione della funzione dei geni nelle interazioni tra microrganismi e di come tali interazioni siano fondamentali per la vita stessa.  Analizzando i geni espressi dalle diatomee in presenza dei predatori è stato possibile notare, infatti, un’attivazione dei geni coinvolti nella risposta allo stress, accompagnata ad un cambiamento nel metabolismo dei grassi per la produzione di energia, necessaria probabilmente per sfuggire alla predazione. La visita ai laboratori svedesi è stata possibile grazie ai finanziamenti di ASSEMBLE, un progetto della Comunità Europea che supporta gli scambi tra stazioni marine situate in diverse parti del mondo e che ha contribuito al consolidamento di diversi studi e collaborazioni nell’ambito della biologia marina.

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