Alla sala Loft del Pan, Palazzo delle Arti Napoli, “Litoritmo” è un’esposizione di opere di Felice Nittolo curata da Daniela Ricci e organizzata dalla Alessandro Vitiello Home Gallery di Roma, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura e al turismo del Comune di Napoli. Con “lucidità futurista” saranno esposte le carte, le tele e le pietre, 30 tra i lavori più rappresentativi dell’intero percorso artistico e professionale di Nittolo. La mostra, visitabile fino al 24 novembre, in tal senso ha l’obiettivo di verificare la capacità di far convivere – attraverso l’arte – passato, presente e futuro. Con uno sguardo al difficile rapporto che esiste tra l’arte contemporanea e il sistema delle regole e delle logiche di mercato.
Affrontare l’opera di Nittolo – nato a Capriglia Irpina nel 1950, ma da sempre vive e lavora a Ravenna – è un percorso che non si può intraprendere se non con un buon bagaglio di conoscenze, almeno visive, dell’arte del Novecento, e che non si può capire senza l’esperienza dei mosaici dorati delle nostre cupole e ancor più senza il lontano ricordo delle profilature degli angeli siriaci.
Il lavoro di Nittolo, artista di livello internazionale, risente di suggestioni che spaziano da Burri a Fontana, da Pomodoro a Calder, versate su ricordi di restauri ‘malfatti’ che hanno imprigionato, nella superficie asperrima della mestica, la memoria dell’oro puro bizantino, rimandando alla trascendenza. Ogni sua tappa, ogni sperimentazione sempre priva di preconcetti, risulta legata a un luogo fisico e alla sua anima.
La proposta va nella direzione delle tanto amate contaminazioni che caratterizzano questo passaggio di secolo, questo travaso di consapevolezza estetica i cui sfilacciati lembi finiscono nel nostro quotidiano, nel nostro vestire, nel nostro atteggiarci con una leggerezza e un disimpegno che le generazioni passate sicuramente ci contesterebbero. La precarietà dei materiali, la vibrante sgranatura dell’immagine, conducono all’evocazione di forme e cose sempre meno identificabili talvolta intangibili.
Nata da un’idea di Alessandro Vitiello, l’esposizione ha il merito di presentare nella nostra città un artista importante che con la sua pittura e la sua ricerca interpreta l’esistente con scomposizioni, frammentazioni, sperimentazioni e occhi carichi di memoria. Colore, materia e luce, in ogni singola opera sono sempre diverse e assumono in divenire consistenze e aspetti differenti. Acrilico, legno, tela, linoleum, foglia oro, malta, terracotta, pasta vitrea, carta, inchiostro, alluminio, chiodi, madreperla, marmo si presentano in forme molteplici attraverso libertà e leggerezza.
Pennellate miocinetiche e incantatorie, fluide e segniche, informali, astratte, concettuali per scrutare il mondo da altre prospettive e ancora sculture che rappresentano in maniera soggettiva armonia, torsioni, equilibri, intersecazione di piani, leggerezza, cerchi e luce riflessa, e alludono ai processi naturali e anche al loro trasformarsi nel tempo e nello spazio.
La scelta delle opere è stata fatta considerando il binomio tecnica materiali da un lato e dal rapporto formale tra mosaico e arte contemporanea dall’altro.