Marco Martone
Alzi la mano chi non avrebbe messo una firma per un risultato così. Non perdere con i marziani del Barcellona, lasciare una porticina aperta per le speranze di qualificazione, in vista della partita di ritorno, rappresenta già un grande obiettivo. Il Napoli però è andato oltre. Riuscendo nell’impresa di potersi addirittura rammaricare per l’1-1 finale, bugiardo per il tipo di gioco espresso dalle due squadre e per il numero di occasioni prodotte nell’arco dei 90 minuti. I ragazzi di Gattuso hanno tenuto testa ai più quotati avversari, che non attraversano certamente il loro momento di forma migliore ma che sono sempre, sulla carta e soprattutto fatturato alla mano, di un’altra categoria. Peccato per le occasioni gettate al vento da Callejon, che non è freddo davanti a Ter Stegen e Insigne che colpevolmente ignora Milik solo davanti alla porta e prova il solito tiro a giro che centra in pieno l’estremo difensore avversario. Lo stesso Insigne nel finale sbaglia un’altra occasione favorevole.
Peccato anche per l’unica vera distrazione in difesa, di Mario Rui, che ha consentito ai Blaugrana di pareggiare con Giezmann la rete del momentaneo vantaggio azzurro, siglato da Mertens, al suo 121 gol col Napoli, proprio come Marek Hamsik. Per il resto la formazione catalana ha fatto ben poco, compreso il fenomeno con il 10, che nello stadio di Maradona è stato poco più che un’ombra rispetto al suo inarrivabile predecessore. E peccato anche per quella parte di curva che non ha sostenuto la squadra come un’occasione del genere avrebbe meritato. Il calore del San Paolo c’era ma il tifo vero, quello che trascina e aiuta la squadra è tutta un’altra cosa.
Il Napoli, comunque, dimostra che giocando in maniera pragmatica, magari anche un po’ provinciale, senza fronzoli e con attenzione massima, può competere con chiunque. Un dato importante in chiave campionato, dove c’è da recuperare posizioni verso la zona Europa League e Coppa Italia, con la semifinale dia ritorno ormai alle porte.