Bacoli, inaugurato il belvedere Maurizio Valenzi

Alla cerimonia presente Antonio Bassolino

di Gennaro Savio

A Bacoli, con una cerimonia molto sentita e partecipata, in occasione dei 115 anni dalla nascita il belvedere di Via Castello è stato intitolato all’ex Sindaco di Napoli Maurizio Valenzi il quale, durante il proprio mandato, favorì la chiusura dell’orfanotrofio militare ubicato presso il Castello Aragonese di Baia che ospitava i figli dei caduti della Grande Guerra. Un luogo di orrori e sofferenze patiti dai figli dei morti in guerra e di ragazze e ragazzi non riconosciuti dai genitori. Condizioni di vita disumane che denunciarono gli stessi bambini, con una lettera inviata al Sindaco Valenzi che dinanzi al loro drammatico grido di dolore, si attivò immediatamente con l’Assessora Emma Maida per chiudere l’orfanotrofio convenzionato col Comune di Napoli, come ha ricordato il sindaco di Bacoli, Josi Della Ragione che sui social ha così commentato l’evento: “Belvedere Maurizio Valenzi! Bacoli rende onore al Sindaco di Napoli che salvò i bambini dalle crudeltà vissute nell’Orfanotrofio Militare del Castello di Baia. A lui, questa mattina, abbiamo intitolato il belvedere alle pendici del Castello Aragonese. Uno degli angoli più panoramici di Bacoli. Affacciato sul Vesuvio, sul mare, sulle isole, sul golfo dei Campi Flegrei. Perché fu proprio grazie all’azione della sua Giunta che, nel 1976, si mise la parola fine all’Orfanotrofio di Bacoli. Un luogo di orrori e sofferenze ai danni di figli dei morti in guerra e di ragazze e ragazzi non riconosciuti dai genitori. Dolore, su dolore. Era aperto dagli anni ‘30. Ed ha accolto centinaia e centinaia di piccoli, molti dei quali trattati in modo disumano. A denunciarlo furono gli stessi bambini, con una lettera inviata al Sindaco Maurizio Valenzi. Era il 14 novembre 1976. Valenzi era sindaco da un anno. Ma subito chiese all’assessore Emma Maida di seguire la vicenda. Il giorno dopo ci fu il sopralluogo improvviso al Castello di Baia. E fu interrotto il tormento dei piccoli. Liberandoli tutti. Da quella liberazione ebbe inizio un processo di riscatto culturale capace di trasformare il Castello nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei. Tra i più importanti d’Italia. Oltre 50 sale di pura meraviglia. Il motore turistico della nostra città. E tanto altro ancora. Ma se l’incanto di oggi è stato possibile, è stato soprattutto grazie al coraggio di chi ascoltò le grida di quei bimbi.”.

Alla cerimonia di intitolazione oltre all’ex Presidente della regione Campania Antonio Bassolino, era presente anche Lucia Valenzi, figlia dell’ex sindaco di Napoli che si è detta colpita dalla sensibilità e dall’umanità con cui l’amministrazione comunale di Bacoli dopo tanti anni ricorda e commemora la chiusura di quell’orfanotrofio. Al termine della cerimonia di intitolazione del belvedere, presso il Palazzo dell’Ostrichina del Parco Borbonico del Fusaro si è tenuto il convegno dedicato al patrimonio dei Campi Flegrei “Terra tra mito e fuoco” con il coinvolgimento di diversi docenti ed esperti circa i beni materiali ed immateriali dell’eredità culturale ricevuta dal passato, di cui va evidenziato il valore sociale.

IL TESTO DELLA LETTERA INVIATA DAI BAMBINI DELL’ORFANOTROFIO MILITARE DI BACOLI AL SINDACO DI NAPOLI MAURIZIO VALENZI

Castello di Baia 14 novembre 1976

carissimo Signor egregio le scriviamo questa lettera, per farvi sapere che noi ragazzi dell’Orfanotrofio Militare del Castello di Baia ci lamentiamo dell’istitutore ………. Questo Istitutore, usa dei metodi brutali. Picchia i ragazzi e lascia segni nella schiena. Per ragazzi che hanno i Reni sofferenti e si fanno addosso questo istitutore li mette in ginocchio per una settimana. Alcune regole non le rispetta, il Direttore ……. non vuole che picchia i ragazzi, ma lui altrettanto. Vuole che non dobbiamo andare a comprare la roba di sfizio solo perché lui l’Istitutore sta bisticciato con il guardamachina. Ad esempio in squadra qualcuno esce dalla fila lui ci fa fare mezzora di piantone, in ginocchio e dobbiamo stare zitti come le mummie. Lui per toglierci dai piedi dopo la cena alla sera ci fa fare un’oretta di ricreazione e verso le sette e mezzo, le otto tutti a letto, e se non facciamo presto ci picchia. Noi delle medie non abbiamo mai incontrato un ‘istitutore così severo. Abbiamo un campetto a disposizione, ma lui ci porta sempre sul Vittorio Veneto che è una grattugia, perché se cadiamo a terra ci strofiniamo la carne. Apparte l’istitutore, nelle nostre cameratini ci sono molti topi, che invadono le cameratini. La cena non è tanta buona abbiamo sempre il brodino tutta la settimana. E un mese che non facciamo la doccia. Quando un ragazzo chiede un po’ di condimento in più l’inserviente strilla e avvolte butta le mani.