Buenos Aires-Napoli, incontro in musica al Teatro di San Carlo

Il Direttore Generale del Colón e l’assessore alla Cultura in visita al Massimo

4 ottobre 20165 ottobre 2016 scrivonapoli.it

María Victoria Alcaraz e Guillermo Masutti hanno incontrato il sindaco di Napoli e la Direzione Artistica del Teatro di San Carlo

Si tratta del secondo incontro tra il Teatro Colón e il Teatro San Carlo di Napoli: María Victoria Alcaraz, invitata dalla Sovrintendente Rosanna Purchia, aveva già visitato il Massimo napoletano lo scorso febbraio, a seguito anche della visita a Buenos Aires della Sovrintendente avvenuta nella primavera 2015.

Il dialogo tra le due istituzioni continua con l’auspicio di concretizzare quanto prima uno scambio tra le due città e i due teatri, che molto hanno in comune per cultura e tradizione.

Alle 15.00 di ieri, lunedì 3 ottobre 2016, il Direttore Generale del Teatro Colón di Buenos Aires, María Victoria Alcaraz, e l’Assessore alla Cultura della capitale argentina, Guillermo Masutti, invitati nuovamente a Napoli dal San Carlo, hanno incontrato a Palazzo San Giacomo il Presidente della Fondazione Teatro di San Carlo Luigi de Magistris, con cui si sono intrattenuti per trenta minuti circa, insieme al Direttore Artistico, Paolo Pinamonti.

Ilsindaco si è soffermato sul forte legame che lega Napoli all’Argentina, un rapporto dettato dalle visite di Papa Francesco a Napoli, che il Sindaco ha incontrato già quattro volte durante il suo primo mandato; un’empatia calcistica che risale ai tempi di Diego Armando Maradona; una storia di migranti italiani, in gran parte di origine partenopea, alla base dell’importante comunità italiana di Buenos Aires. Il Sindaco ha poi ricordato le molte iniziative che la città dedica ogni anno all’Argentina e si è espresso favorevolmente all’idea di poter realizzare nei prossimi anni uno scambio, che possa portare il San Carlo e Napoli al Colón e poi ricambiare l’ospitalità del Colón a Napoli.

Dalle 15.30 alle 17.30 si è tenuto al San Carlo un incontro proficuo con la Direzione Artistica del Teatro, che ha iniziato a valutare le date per la tournée in Argentina, al seguito del quale il Professor Sebastiano Maffettone ha portato il saluto e l’appoggio all’iniziativa, da parte della Regione Campania.

La Sovrintendente, ieri a Milano, per definire gli ultimi dettagli della trasferta in Piazza Duomo, il prossimo 3 giugno, per la Nona Sinfonia di Beethoven, che verrà eseguita dai complessi artistici del San Carlo diretti da Zubin Mehta, è stata tutto il tempo in contatto con la delegazione argentina per progettare tutte le tappe di una pianificazione che potrebbe portare il San Carlo a Buenos Aires già nel 2018.

Già ieri notte è pervenuto alla Fondazione un messaggio del Direttore Generale del Teatro Colón, María Victoria Alcaraz, carico di entusiasmo e di apprezzamento per il proficuo incontro, e l’intenzione di mettersi subito all’opera, affinché la tournée possa realizzarsi quanto prima.

Alla Pietrasanta la mostra della Parigi fin de siècle

“Impressionisti e la Parigi fin de siècle è una mostra di studio e di ricerca, che serve a capire cosa c’è dietro l’Impressionismo, senza effetti speciali e grandi capolavori che vengono dai musei francesi e che sono, evidentemente, il riferimento inevitabile per chiunque voglia conoscere l’Impressionismo”. Vittorio Sgarbi, curatore dell’esposizione che aprirà al pubblico domani, sabato 23, a Napoli alla Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, ha così definito l’esposizione, aggiungendo: “Ma è anche una mostra molto severa, rispetto a quello che c’è dietro, quindi, sarà utile venire a vederla per capire il percorso che hanno fatto i pittori per diventare gli impressionisti che vediamo a Parigi e, quindi, è una mostra di avvio alla celebrazione degli Impressionisti”.

La rassegna, prodotta da Navigare Srl in collaborazione con Polo Culturale Pietrasanta e Lapis Museum e patrocinata da Regione Campania e Città di Napoli, è una esposizione dal carattere antologico in omaggio al rivoluzionario movimento artistico francese nato 150 anni fa, con la prima esposizione parigina che ne segnò il debutto ufficiale sulla scena mondiale, il 15 aprile 1874.

“Tra le opere più significative presenti in mostra, per avere un’idea chiara del movimento impressionista, possiamo individuare qui le opere di Degas, significative e degne di essere guardate con attenzione; l’opera L’homme à la pipe, derivazione da un dipinto, di Van Gogh, ha la stessa forza anche senza il colore perché è legato ad una energia che anima la forma – ha concluso Vittorio Sgarbi -. Infine, l’heliogravure di Manet che presenta una emozionata, abbacinata, e presa da una luce tutta interiore, Berthe Morisot.

Le 69 opere esposte, realizzate da 40 artisti prevalentemente francesi, sono suddivise in 3 sezioni, secondo gli allestimenti voluti dal co-curatore Stefano Oliviero, che tracciano la storia delle origini e le evoluzioni dell’Impressionismo, sullo sfondo della Parigi di fine secolo, vivace e luminosa protagonista di epocali cambiamenti.

La prima sezione, intitolata La rivoluzione realista e l’École de Barbizon. La strada verso l’Impressionismo vede la presenza di 18 opere, per lo più dipinti a olio e acqueforti, realizzate da artisti della Scuola di Barbizon, tra i quali: Corot, Delacroix, Rousseau, Millet, Courbet, Lecomte, dediti alla pittura paesaggistica e realistica e punti di riferimento per gli Impressionisti.

Con la seconda sezione, intitolata La conquista degli Impressionisti, la mostra entra nel vivo della storia del nuovo movimento artistico, una partitura a più voci che prende forma nella pullulante Ville Lumiere, sede della seconda Esposizione Universale. È in questa sezione che sfilano davanti allo sguardo del visitatore 45 opere di 21 artisti, ispirati dalla scuola di Barbizon ma capaci di elaborare nuove forme espressive rivoluzionarie, molto distanti dall’accademismo fino ad allora imperante. Le opere qui presenti sono soprattutto incisioni e disegni, che mettono in luce i lavori di studio e di preparazione per opere di grandi artisti come, tra gli altri, Cézanne, Manet, Boudin, Degas, Renoir, Forain, Guillaumin, Monet e Mary Cassat, pittrice americana, una delle poche donne ammesse al consesso maschile dell’arte dell’epoca.

La terza sezione, Dopo la conquista: l’arte non è solo riproduzione ospita 6 opere del periodo post-impressionista realizzate dall’artista svizzero-francese Jeanniot, dal delicato paesaggista Firmin-Girard, dal pittore e incisore svizzero Ranft il cui dipinto “Ladies in café” è stato scelto come immagine simbolo dell’esposizione, fino a lambire la pittura Nabis, con Bonnard e Denis.

Completa l’esposizione un’area multimediale attrezzata con postazioni dotate di Oculus 3D che consentono la visione virtuale di alcune opere impressioniste di ambientazione parigina e altre di ambientazione naturalistica, avendo la sensazione di entrare nei dipinti e vivere le atmosfere dell’epoca.

Altro in categoria