di Marco Martone
Una partita falsata, condizionata da penosi errori arbitrali, dalle scelte quasi proditorie del signor Valeri di Roma che, quando ha voluto ha indirizzato risultato e molto probabilmente anche la qualificazione alla finale di Coppa Italia. Juventus-Napoli è stata una gara scellerata, sullo stile di quel famoso match di Supercoppa italiana disputato a Pechino qualche anno fa e trasformato in farsa da Mazzoleni e soci. Anche questa volta gli azzurri pagano, oltre alle loro pecche, sulle quali comunque andrà fatta qualche riflessione, l’atteggiamento di sottomissione tenuto dal direttore di gara per tutto il corso dei ’90 nei confronti dei bianconeri. E paradossalmente l’episodio che più di tutti certifica la malafede dell’arbitro, dopo appena 12 minuti, riguarda un torto alla Juve.
Valeri sorvola infatti su un fallo di Strinic su Bybala in area di rigore. Un fallo che poteva anche portare al rigore ma che il direttore di gara non ha fischiato, perché c’era tutta una partita da giocare e la Juve aveva tutto il tempo per vincere la gara. Le cose, però, si sono messe male per i padroni di casa, andati in svantaggio in seguito ad un gran gol di Callejon, giunto al termine di una bellissima azione sull’asse Diawara, Milik e Insigne. A quel punto è sceso in campo il dodicesimo uomo in campo, che per la Juve non è quasi mai il pubblico. A inizio secondo tempo Valeri ha fischiato un rigore a favore dei bianconeri per un fallo di Koulibaly, che pianta il piede a terra davanti a Dybala, che poi allarga la gamba sinistra simulando lo sgambetto. Rigore generoso, se non dubbio ma il brutto deve ancora venire.
Dopo il vantaggio della Juve con Higuain, che sfrutta un macroscopico errore di Reina in uscita, il Napoli avrebbe la possibilità di pareggiare ma il fallo netto su Albiol in area juventina viene ignorato e sul rovesciamento di fronte, in perfetto stile “Ronaldo”, il pessimo Valeri si inventa un fallo di Reina su Cuadrado (il portiere tocca chiaramente la palla) e regala un secondo rigore alla Juve. 3-1 e tutti a casa con il delitto perfetto confezionato a vantaggio dei soliti noti, per i quali si aprono le porte della finale. Una vergogna, alla quale si aggiunge l’ammonizione a Diawara, nel primo tempo, decisa da Dybala che prima reclama il cartellino per un fallo veniale, poi lo ottiene qualche minuto dopo condizionando l’intera gara del centrocampista azzurro.
Al termine della partita il Napoli, pur essendo in silenzio stampa, fa sentire la propria voce con alcuni twitt al vetriolo di Giuntoli e Reina che parlano senza mezzi termini di scandalo e vergogna. Nei prossimi giorni si attende l’intervento del presidente che, a questo punto, non può più stare in silenzio. Quello accaduto a Torino è l’ennesimo campanello d’allarme per un calcio sempre più malato e condizionato dai poteri forti. Chi sospettava che il Palazzo non volesse il Napoli in finale con una romana, all’Olimpico, avrà una nuova freccia, molto avvelenata, all’arco delle proprie convinzioni e sarà molto difficile, dopo quanto accaduto oggi, dargli torto.
Le topiche dell’arbitro fanno passare in secondo piano gli aspetti, positivi e negativi, legati al calcio giocato. La prestazione di Rog ad esempio, tra i migliori in campo, il recupero di Milik ma anche i soliti errori difensivi e la prestazione di Hamsik e Reina, non all’altezza di una gara così importante. Sabato di va a Roma per il campionato. Gara difficile già prima di questo scandalo di coppa, resa adesso problematica anche dall’ambiente che attorno al match sarà generato dalle polemiche delle prossime ore.