“Mi emoziono e mi batte forte il cuore a vederli in televisione, figuriamoci ad essere lì a due passi da loro”. Ma questo pomeriggio Cipriano Morano ha sfidato i suoi beniamini nell’amichevole tra Anaune e Napoli. Si perché lui era in campo come tecnico rivale di Garcia. Con gli occhi verso il terreno di gioco e tre stelle sul collo. “Un tatuaggio profetico fatto qualche anno fa, ma che adesso ha assunto anche un altro significato. Se vinciamo un nuovo scudetto ne aggiungo un’altra sicuramente. Su quello non ci piove”.
La sua storia è incredibile. Nave San Rocco è una delle due piccole frazioni che formano il Comune di Terre d’Adige dove 1.400 abitanti vivono circondati dai meravigliosi vigneti di Teroldego della Piana Rotaliana, ultimo tratto in pianura della strada che poi s’inerpica e porta dritta dritta in Val di Sole.
Che c’azzecca un puntino sulla cartina geografica del Trentino con il Golfo di Napoli, Castel dell’Ovo, Piazza del Plebiscito e i Campioni di Italia? Apparentemente nulla, ma non è così perché, per qualche settimana, dal 4 maggio in poi, anche Nave San Rocco si è colorata un po’ d’azzurro con tanto di bandierone affisso al balcone di casa per celebrare il terzo scudetto della storia del Napoli.
Cipriano Morano, da questa stagione sulla panchina dell’Anaune Val di Non dopo due stagioni d’apprendistato come “vice” di Filippo Moratti, è ormai trentino d’adozione, ma nelle vene scorre sangue campano. E nella sera del pareggio di Udine, che ha regalato al Club di De Laurentiis il tricolore, ha festeggiato sul divano assieme al figlio Edison (solamente una “enne” in meno del Matador) un traguardo inseguito 33 anni.
“Sono nato a Torre Annunziata – racconta – la prima maglia è stata quella della Turris. A 15 anni sono andato via da casa per intraprendere la carriera da professionista, prima nella “Primavera” della Reggina e poi, per tanti anni, in serie C e serie D. Nel 2011 sono salito in Trentino per vestire la maglia del Trento, in Quarta Serie. Poi ho giocato con Strada del Vino e Anaune nei tornei regionali e con la mia attuale formazione ho chiuso la carriera da giocatore nel 2021 a 37 anni”.
Difensore centrale soprannominato il “Mastino” per la struttura fisica e la verve agonistica, Morano ha però iniziato da trequartista. Lassù, molto più lontano dalla propria porta e più vicino a quella avversaria. E, allora, risulta quasi pleonastico chiedergli chi fosse l’idolo d’infanzia.
“Di idolo – prosegue – ce n’è uno solo. Ero bambino quando LUI (quasi per rispetto non pronuncia nemmeno il nome di “Sua Maestà” Diego Armando Maradona), rigorosamente tutto maiuscolo, incantava Napoli e tutto il mondo intero. Se, invece, devo pensare all’età adulta e alla difesa, uno dei giocatori che ho maggiormente ammirato è Albiol, centrale dalla personalità e dalle qualità incredibili. Uno dei difensori più forti mai visti a Napoli”. Per una volta ha dovuto tradire il suo cuore.