di Francesco Maria Zaccaria
San Valentino comincia, seppur timidamente, a far breccia anche nell’universo islamico. La ricorrenza del 14 febbraio, “festa degli innamorati”, sfrondata del suo risvolto religioso cristiano, è chiaramente simbolo di costume e consumismo prettamente occidentali, anche perché i grandi distributori del mercato dei gioielli, dell’abbigliamento e dei dolciumi l’hanno trasformata nell’ennesima occasione di businnes. Ma gli islamici, per quanto fedelissimi osservanti del Corano hanno in taluni casi finito per subire la “corruzione” dei Paesi nei quali si stanno riversando sempre più numerosi e persino nei loro Stati di origine comincia a palesarsi qualche crepa. La prima avvisaglia proviene dalla Tunisia, il paese che ha maggiormente risentito gli effetti della “primavera araba (fu lì che scoppiò la prima rivolta contro il regime di Ben Alì).
Il Gran Mufti, Othman Battikh, ha sorprendentemente affermato che il giorno di San Valentino non è considerato “haram”, e pertanto non è proibito dalla legge islamica. A suo avviso celebrare la ricorrenza è ammissibile a condizione, che “la morale non sia violata”. Battikh ha poi contestato i predicatori e gli estremisti che ritengono la celebrazione della festa “un’imitazione dei cristiani” e ha invece suggerito di sfruttare questa occasione per diffondere l’amore tra le persone. “I predicatori dovrebbero spingere le persone ad amarsi l’un l’altra perché l’amore è parte dei valori islamici. Amare Dio è amare tutte le persone. Tutto ciò che unisce le persone è buono. Non c’è niente di male nel celebrare San Valentino finché la morale è rispettata”, ha commentato il Gran Mufti.
Ma l’apertura tunisina era stata preceduta, nei giorni scorsi, dal ribadimento di tradizionali chiusure, come è avvenuto, ad esempio in Pakistan, dove San Valentino è considerato un martire troppo cristiano per incarnare il simbolo dell’amore globale e così, per il secondo anno di fila non si è festeggiato.
La decisione è stata adottata dall’Alta Corte di Islamabad che ha ribadito quanto sostenuto due anni fa dal giudice Siddiqui, che aveva messo fine al dibattito sulla immoralità della festa degli innamorati con il suo verdetto: “Nessun evento si terrà a livello ufficiale e in qualsiasi luogo pubblico”. Quel verdetto vale anche quest’anno, tant’è che l’autorità che regola le telecomunicazioni Pakistane ne ha preso nota ed ha avvertito i media che le prescrizioni sono ancora in vigore. Né la carta stampata, né la televisione o la radio hanno pertanto potuto far propaganda.
Stesso clima anche in Iran, dove il portavoce della polizia, Saeed Al-Mahdi, ha messo in guardia contro eventuali celebrazioni di San Valentino, definendole “atti illegali”. La festa è diventata popolare in Iran una decina di anni fa. In molte città iraniane i giovani hanno preso l’abitudine di incontrarsi e di scambiarsi regali, ma ogni anno la polizia interviene per contrastare ogni tipo di celebrazione, seppur indiretta, del santo degli innamorati. Persino i negozi che vendono cioccolatini o fiori, considerati simboli della festa di San Valentino, sono accusati di promuovere “la decadente cultura occidentale” e quindi il 14 febbraio sono tenuti sotto stretto controllo.