Galleria Borbonica, riflettori accesi sulla Shoah

La tragedia dell'Olocausto raccontato attraverso la capacità evocativa del teatro

In occasione della Giornata Mondiale della Memoria, l’Associazione Culturale NarteA accende i riflettori, nel sottosuolo della Galleria Borbonica, con la visita guidata teatralizzata “…e il sole si spense. Shoah: la voce della Memoria“, ideata con la volontà di far conoscere un luogo “cittadino” carico di testimonianze.
La tragedia dell’Olocausto sarà raccontata attraverso la capacità evocativa del teatro di far rivivere il passato di quei ricoveri bellici dove milioni di napoletani e di ebrei hanno provato a salvarsi dalla più grande persecuzione della storia umana. La visita guidata teatralizzata vuole essere un pretesto per far conoscere, a tutti coloro che interverranno, una ferita della storia che ancora oggi continua a sanguinare, anche a Napoli.

Napoli. Una città che con gli ebrei aveva imparato a convivere da secoli. A ricordarlo non è solo il nome di una via dedicata alla vecchia Giudecca — zona dedita in epoca medievale, alla lavorazione della seta da parte della comunità ebraica residente e dove erano situate due Sinagoghe —, e l’antica toponomastica dei Decumani legata alla Cabalà, ma anche gli eventi che testimoniano un rapporto dalle radici profonde. Il censimento fascista del 22 agosto 1938, registra a Napoli 835 ebrei. Persone perfettamente integrate nel tessuto politico, sociale e culturale della città. Una città che nell’ottobre 1943, due settimane prima della retata antisemita di Roma, poteva ritenersi un rifugio sicuro per gli ebrei, anche se appena un mese prima, la polizia tedesca aveva progettato di mettervi in atto la prima retata antisemita in Italia. Di quell’intento assassino non se ne fece nulla, grazie ad un’imprevista e violenta insurrezione popolare.

NarteA rievoca la tragedia dell’Olocausto, per far rivivere il passato di quei ricoveri bellici dove milioni di ebrei hanno provato a salvarsi dalla più grande persecuzione della storia umana. All’interno degli antichi sotterranei della Galleria Borbonica, il pubblico incontrerà la storia di Milo Koen, un violinista ebreo che si ritrova a fare i conti con la sua memoria, perpetua fonte di struggenti ricordi e dolori. Saranno le note del violino di Milo ad accompagnarne la “fuga”, provando a ricoprire quella “voce” del passato.