di Marco Martone
Tanta sfortuna ma anche tanti, troppi errori, in campo e dalla panchina, hanno condannato il Napoli alla più atroce delle sconfitte. Come lo scorso anno, con quel maledetto gol di Zaza allo scadere, che segnò in maniera determinante la stagione degli azzurri, anche questa volta la serata dello Stadium ha un sapore amaro, amarissimo per Sarri e compagni. Il ko questa volta arriva al termine di una gara giocata con dignitosa personalità, senza strafare certo, ma anche senza grandissime sofferenze, eccezion fatta per quelle procurate dal “fuoco amico”, in questo caso con le sembianze di Ghoulam, scellerato nelle due occasioni che hanno portato ai gol di Bonucci prima e di Higuain dopo. Peccato, perché al di là di queste due azioni, frutto del caso più che di giocate di squadra della Juve, il Napoli non aveva dovuto preoccuparsi granché delle scorribande della formazione di casa. La rete di Bonucci, inoltre, era stata anche pareggiata dal settimo centro in campionato di Callejon, bravo a sfruttare un assist di Insigne. Una partita che, proprio come quella di qualche mese or sono, sembrava destinata al pareggio e che proprio come quella dello scorso torneo è finita con la vittoria della Juventus. Ci ha pensato il Pipita su “assist” di Ghoulam a spostare gli equilibri in maniera decisiva.
La sconfitta di Torino, però, non può essere spiegata solo con il ricorso agli episodi e alla sfortuna. Elementi con i quali, quando affronti i bianconeri devi fare sempre i conti. Il Napoli ha perso anche perché l’assenza di una punta di ruolo vera si fa sentire, più che mai, in partite come queste. Perché la tenuta difensiva non è quella dello scorso anno e perché ancora una volta le scelte di Sarri non hanno convinto del tutto.Questa volta è stata la sostituzione di Insigne a lasciare qualche perplessità, visto che senza strafare il giocatore, almeno questa volta, sembrava in partita. Una sconfitta che va subito messa alle spalle, perché martedì si torna in Champions per la trasferta con il Besiktas e si tratta di una partita da nin perdere per nessuna ragione, se non si vuole compromettere un cammino europeo che, fino a qualche settimana fa, sembrava trionfale.