Una chicca, un pamphlet che parla di una donna straordinaria, sconosciuta ai più, ma che ebbe il grande merito, insieme al marito, Bartolo Longo, di fondare a Pompei, verso la fine del 1800 non solo il grande santuario poi diventato basilica pontificia, ma anche tutte le opere caritatevoli che vi sono connesse.
Si tratta di Marianna Farnararo, vedova del conte De Fusco (in seconde nozze sposa del Longo), della quale ricorre quest’anno il centenario della morte. Lino Zaccaria, giornalista napoletano di lungo corso e discendente della contessa, ne ha ricavato una biografia che presenterà lunedì alle 18 alla biblioteca Raffaello di via Kerbaker al Vomero. Ne discuteranno con l’autore la scrittrice Eleonora Belfiore e il giornalista Angelo Cerulo. Modererà Tjuna Notarbartolo, con letture di Antonio Leccisi.
Oltre a ripercorrere la biografia della Farnararo, Zaccaria ci mette del suo, traccia, nel ricordo delle testimonianze orali trasmessegli dal padre, i momenti in cui, all’inizio del 1900, subito dopo la fine della prima guerra mondiale, il genitore allora ragazzino si recava con tutta la sua famiglia in visita a Pompei alla zia Mariannina (era la sorella di una sua antenata e in famiglia veniva appunto chiamata zia). Nel libro inoltre emergono anche tracce di un epistolario che Marianna intratteneva con il nonno dell’autore.
Ne vien fuori un volumetto agile, intenso, tutto da leggere, in cui ai ricordi di famiglia si aggiungono preziose ricostruzioni della vita misericordiosa di Marianna e in cui soprattutto scaturisce la precisa sensazione che senza di lei (vendette le sue terre di Pompei per contribuire alla costruzione) il santuario oggi non ci sarebbe stato.
Il libro, che fa parte della collana “Sorsi” (casa editrice Giannini) si chiude con un interrogativo che attraversa molti e che ha attraversato negli anni scorsi anche l’allora sindaco di Monopoli (donde era originaria la Farnararo) Walter Laganà: perché mai la Chiesa non ha pensato di rendere lode alla contessa Farnararo, che visse circondata da santi e da beati che, oltre alle commemorazioni per il centenario della morte e ad una eccellente biografia della scrittrice Ada Ignazzi, finora non ha avuto altro riconoscimento?