Dopo quasi cinque secoli di assenza ritorna da Napoli a Vicenza un capolavoro assoluto
Grazie al prestito eccezionale concesso dal Museo di Capodimonte, diretto da Sylvain Bellenger, dopo quasi cinque secoli di assenza ritorna a Vicenza un capolavoro assoluto di Giovanni Bellini: dal 7 ottobre all’11 dicembre 2016, in occasione del Cinquecentenario della morte di Bellini, la Trasfigurazione sarà esposta alle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari (Contra’ Santa Corona, 25).
Per Vicenza quello della Trasfigurazione rappresenta un grande ritorno: questo magnifico olio su tavola (115 cm x 154 cm) venne molto probabilmente commissionato al Bellini per essere collocato sull’altare della cappella Fioccardo del Duomo di Vicenza.
Nel 1613 la cappella venne diversamente destinata e l’opera belliniana rimossa. La si ritrova più avanti nella Collezione Farnese a Parma. Nel 1734 Carlo di Borbone eredita la collezione dalla madre Elisabetta Farnese e anche il Bellini viene portato a Napoli con il resto della prestigiosissima collezione, prima collocato a Palazzo Reale, poi nella reggia di Capodimonte.
Con l’avvento della Repubblica napoletana la Reggia nel 1799 viene saccheggiata e anche la Trasfigurazione, la cui qualità pittorica aveva colpito i generali francesi, viene prelevato e destinato oltralpe. Fortunosamente, nella tappa romana, riuscì il recupero dell’opera. Il tentativo francese di appropriarsene si ripete nel 1806, sventato da Ferdinando IV che salva il suo Bellini trasferendolo a Palermo.
Nel dipinto il Cristo trasfigurato, rivela la sua natura divina alla presenza di tre apostoli: egli indossa delle vesti bianche, che hanno il nitore, la trasparenza e la bellezza delle nuvole. Gesù è il centro di tutto il discorso compositivo. L’inquadratura è frontale: le mani aperte, secondo il gesto degli antichi oranti, classico ed insieme cristiano, autorevole e soave.
I Profeti “conversano” con lui della sua imminente passione e morte. Sono posti ai lati di Cristo: a sinistra, Elia, ammantato di rosa; a destra, Mosè, vestito di ocra rosato e rosso con in mano un cartiglio.
Ma a colpire è anche l’ambientazione: un ampio paesaggio veneto e padano, dove sono riconoscibili il campanile della Basilica di Sant’Apollinare in Classe e la Tomba di Teodorico a Ravenna, e dove si vede una campagna solcata da sentieri, sullo fondo di colline e montagne che si perdono lontane all’orizzonte, sovrastate da cieli solcati da nuvole bianche e gonfie nel vento.