di Mariateresa Di Pastena
“Ogn’ anno, il 2 novembre, c’è l’usanza per i defunti andare al cimitero…” recita “ ‘A Livella” del grande ed indimenticabile Totò. Un tema molto delicato, quello della morte, che, nella suddetta poesia e nella realtà, rende davvero finalmente tutti uguali, vendicandosi di ogni discriminazione e pregiudizio.
La perdita di una persona amata è un evento con cui, purtroppo, tutti, prima o poi, siamo costretti a fare i conti, eppure è un argomento considerato ancora un tabù. E ciò appare paradossale, visto che è l’unica vera certezza e che nessuno ne può mettere in dubbio l’esistenza.
Spesso si presenta a noi nel momento in cui, da piccoli, ci sentiamo dire :” La nonna non c’è più, è volata in cielo!”, e non riusciamo a capire cosa è successo davvero, perché nessuno ce lo spiega. E’ anche vero che spiegare cos’è la morte ad un bambino non è facile, forse perché è difficile anche per una persona adulta comprenderlo fino in fondo.
Già! E’ davvero difficile comprendere ed accettare che una persona che amiamo vada via per sempre, spesso dopo sofferenze e dolore… Che non potremo più guardarla negli occhi, abbracciarla e godere della sua presenza.
Spesso teniamo chiusi nel cuore i nostri sentimenti, le nostre emozioni, e poi ci rendiamo conto che quel “ti voglio bene” è uscito raramente dalla nostra bocca: ce ne rendiamo conto nel momento stesso in cui non possiamo più dirlo. Così, quei sentimenti, all’improvviso, si materializzano, trasformandosi a volte in bestie feroci pronte a divorarci, perché noi non li abbiamo liberati.
Chi perde una persona cara all’improvviso, sa bene di cosa parliamo… Diverso è per chi è costretto ad assistere impotente alla malattia di una persona amata ed ha (in questo caso, purtroppo) il tempo di far sciogliere il proprio cuore: le carezze, gli sguardi, le parole più belle escono fuori e sbocciano come fiori, senza che neanche ce ne accorgiamo.
Il nostro cuore ha il tempo di ribellarsi alla ragione, si dissocia da lei e regna sovrano.
Non c’è cosa peggiore che veder soffrire una persona amata! Si sente quella stessa sofferenza sulla propria pelle e, soprattutto, nell’anima.
Forse, quello, è l’unico caso in cui la morte, quando arriva, si aspetta quasi che la ringraziamo.
Non sta a noi ipotizzare cosa avvenga dopo… Ma sta a tutti noi che restiamo credere e fare ciò che ci fa stare meglio: andare o meno al cimitero, magari scrivere un biglietto che accompagna i fiori ogni volta che lo facciamo, perché pensiamo che quel “ti voglio bene, in qualche modo, possa arrivare ancora. Ognuno ha il diritto di scegliere come accarezzare il proprio dolore. Anzi, lo fa il nostro cuore, per noi. Lì, l’amore resterà per sempre.
L’amore non va via, l’amore resta…
Resta nel nostro cuore,
nella nostra testa.
Resta nell’aria che respiriamo,
nelle parole che diciamo,
nei passi che facciamo,
nella passione con cui viviamo.
L’amore resta, è quella luce accesa,
un abbraccio, un fiore, una mano tesa.
L’amore resta nello sguardo di un bambino
e nel sorriso di chi ci sta vicino.
Resta, l’amore, in chi poi lo donerà
come l’unica, vera, grande eredità!