Nel segno di Artemisia: la lunga lotta contro la violenza sulle donne

Il 25 novembre, a Palazzo Zevallos Stigliano, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si terrà  “Il coraggio di Artemisia”, una serie di letture riguardanti il processo per stupro di cui fu vittima la famosa pittrice, allieva del Caravaggio.  Figlia di Orazio Gentileschi, figura centrale nella storia della pittura dei primi anni del Seicento, venne istruita dal padre nell’arte del dipingere e fu proprio nella bottega di famiglia, che, ancora giovanissima, subì una violenza carnale da parte di Agostino Tassi, collaboratore di Orazio. Lo  stupro  della pittrice ha dato luogo ad una delle cosiddette causes célèbres del Seicento, epoca ricca di artisti maledetti e bohémien. Il reato è ampiamente documentato dalle testimonianze raccolte durante il processo, iniziato nel marzo  1612 e durato sette mesi. La difesa insinuò una precedente promiscuità della donna, accusa che Artemisia respinse con veemenza. Oltre alla visita ginecologica da parte di un’ostetrica, l’artista fu sottoposta alla «tortura della Sibilla», così chiamata perché con essa, per mezzo di un doloroso stritolamento delle mani, ci si aspettava di ottenere la verità e di purificare l’accusata attraverso la sofferenza fisica.

Il processo si concluse con la condanna del Tassi a 5 anni di esilio. Subito dopo i tragici fatti, Artemisia dipinse un quadro dal fortissimo impatto drammatico, “Giuditta e Oloferne”, che rientra nell’elenco delle opere più prestigiose conservate nella famosa Pinacoteca del Museo di Capodimonte. Si tratta di una composizione di grande compattezza, le figure sono vigorose ed energiche, i gesti tragicamente determinati, la violenza ed il dolore si evidenziano nel forte contrasto del sangue sul lenzuolo bianchissimo. Artemisia ha voluto dare alla bella Giuditta il proprio volto. Nonostante questa scabrosa vicenda, ebbe un eccezionale riconoscimento in campo artistico e fu la prima donna ad essere ammessa all’”Accademia dell’arte del disegno” di Firenze. Ma quell’oltraggio non venne mai dimenticato e fu un marchio con cui la pittrice dovette convivere per tutta la vita. Storie dei tempi antichi, si direbbe. Ed invece, è bene ricordare che fino al 1981 il reato di violenza carnale si estingueva se la vittima accettava di sposare il suo stupratore e solo dal 1996 la violenza sessuale rientra tra i delitti contro la persona e non contro la morale. Sicuramente dotata di grande forza di volontà, Artemisia seppe dare piena voce al suo tormento attraverso uno straordinario talento. Artista spesso sottovalutata, la sua figura venne riscoperta per merito degli studi femministi nel corso degli anni Settanta. La sua biografia, la sua forza interiore, il suo linguaggio pittorico e la determinazione nell’affermare il suo genio artistico, fanno di questa pittrice un simbolo del femminismo internazionale.

Eleonora Belfiore