di Mariateresa Di Pastena
E’ passata da poco la festa della Donna, ma tutti sappiamo che non basta un giorno solo per ricordare e sottolineare la parità ed il rispetto (naturalmente reciproci) verso le donne, e verso tutte le persone, in generale, a prescindere dal sesso e da ogni altra cosa. I terribili fatti di cronaca, purtroppo, ci ricordano ogni giorno quanto ancora ce ne sia bisogno. Uno dei punti di partenza, oltre alla famiglia, è la scuola: il luogo in cui si ritrovano tutti i giorni, e crescono insieme, i futuri uomini e le future donne. E’ proprio qui che, spesso, iniziano, tra maschietti e femminucce, senza che essi stessi se ne rendano davvero conto, quelle piccole discriminazioni di genere, sottili, quasi impercettibili, o a volte palesi, che l’insegnante non dovrebbe mai sottovalutare, e su cui, anzi, si deve costruire un dialogo costruttivo e creare le basi per evitare che si ripetano un domani, in altri contesti. Spesso, grazie a discussioni in classe su queste tematiche, emergono opinioni e concezioni sbagliate, piene di pregiudizi, luoghi comuni e disinformazione che sono pericolose perché crescono con loro, diventando sempre più ‘grandi’ e radicate. I giovani possono cambiare il mondo, ma hanno bisogno degli adulti che indichino loro la strada giusta. Ci auguriamo che tutte le ragazze di oggi non abbiano più bisogno, domani, di doversi difendere o di lottare per i propri diritti, ma che siano sempre più consapevoli di quanto valgono. Perché, come spiegano i versi di questa poesia, che dedico a tutte le donne, ogni donna è mille donne insieme.
Per te…
Per te, che dal tuo ventre spalanca gli occhi il mondo,
per te, che partorisci col cuore ogni secondo,
perché ogni donna è Mamma anche se non ha figli,
ed oltre ai panni al sole, stende sogni e consigli,
e aspetta sempre il vento che subito li asciuga,
scoprendosi più bella anche con qualche ruga.
Ed ogni donna ama, nei figli, il mondo intero,
entrambi son perfetti, perché è l’amore vero.
Per te, che guidi un’auto che ha mille specchietti
dai quali vedi sempre e solo i tuoi difetti,
e quando sei in cucina non pesi gli ingredienti
ma solo le parole che sono più cocenti.
E poi, ad un certo punto, trasformi i tuoi dolori,
li metti in un bel vaso, e diventano fiori.
Per te, che ogni occasione è buona per cantare
e che, se serve, impari, da sola, anche a volare.
Per te, che i tuoi ricordi cominciano a sbiadire,
e l’amore li cura e non li fa morire.
Per te, che aspetti l’alba, per un pensiero in testa,
ma indossi un bel sorriso per il giorno di festa.
Per te, che già da piccola impari a perdonare,
apri mille finestre e l’aria fai cambiare,
poi impari che il perdono lo merita soltanto
chi ti rispetta sempre, anche se non è un santo.
Se invece la sua mano non è più una carezza,
e traveste da forza ogni sua debolezza,
ricalca con la penna quella scritta a matita:
“Non è amore se prende a calci la mia vita!”.