“I presepi da Guinness e la Divina Commedia” è il nome dell’esposizione permanente inaugurata dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che ha ricevuto il Patrocinio del Comune di Napoli. La mostra è ospitata in via san Giovanni Maggiore Pignatelli.
Un progetto unico, l’esposizione delle opere di Don Antonio Esposito, autore di alcuni fra i presepi più piccoli al mondo, 33 minuscole opere, realizzate all’interno di noci, gusci di uovo e pistacchio, creati con “materie prime” naturali: figure umane scolpite in gocce di colore ad olio seccate, visi dipinti su granelli di polpa di pera, alberi realizzati con minuscoli ramoscelli o aghi di pino.
Negli anni della guerra Don Antonio si chiude nella quiete del suo studio fabbricandosi strumenti di lavoro più fini di quelli degli orologiai. Nel corso di oltre di 40 anni di ricerca artistica le sue opere acquistano precisione leggerezza e luminosità, un cammino creativo e spirituale alla ricerca della raffigurazione iconica dell’essenza dell’evento del Natale, inteso come rinnovamento dell’intera creazione. Un’evoluzione artistica evidenziata dalle opere più tarde, una delle quali racchiusa in un seme di canapa del diametro di 3 mm. I presepi di don Antonio, che oltre ad essere artista della piccolezza fu anche sacerdote, rispecchiano il suo atteggiamento contemplativo verso la natura e la giocosa fantasiosità del suo spirito.
Nei presepi di don Antonio infatti protagonista è la natura, al centro della quale si compie l’evento stesso della nascita del Salvatore. Natura materna, rifugio, grotta, come il grembo stesso della Madre di Dio. Don Antonio ci ricorda che il Natale rappresenta la miracolosa condizione per la rinascita del cosmo, per il quale si rinnova la possibilità di ritrovare la sua bellezza edenica perduta alla caduta di Adamo ed Eva. Nacque il Dio onnipotente come la più debole fra le sue creature un tempo nel cuore del cosmo come in ogni epoca nel cuore dell’uomo, ed è egli stesso cuore spirituale pulsante della creazione, origine del cosmo illimitato come di ogni sua noce, seme o nocciolo. Dio è spirito creatore di vita, invisibilmente presente in tutte le cose, testimonia don Antonio con la sua opera, tanto più in quelle più umili e fragili.
LA DIVINA COMMEDIA: UN’ANTOLOGIA VISIVA
Nei 42 gusci di noce dedicati alla Divina Commedia troviamo uno spirito completamente diverso e anzi complementare alle atmosfere che si respirano nei presepi. Lì armonia, studio meticoloso della prospettiva, preferenze accordate all’uso di colori caldi e luminosi. Qui invece a farla da padrone e’ l’espressionismo spirituale di un’opera che illustra il passaggio misterioso nell’oltretomba. Un passaggio che sconvolge le fisionomie e le proporzioni, allunga i volti e i gesti di mani e braccia, trasforma i boschi in selve violente e rende lupe, leoni e lonze mostruosamente più grandi degli esseri umani, come dev’essere parso agli occhi spaventati di Dante stesso, caduto nella trappola d’una selva senza luce. Qui dominano i verdi cupi e i marroni dei passaggi, interrotti a malapena dalle rosse agitate vesti di Dante e dall’esile azzurro dei tessuti che avvolgono Virgilio. Gli alberi mostrano le radici, burroni sbarrano improvvisamente il passo. L’orizzonte si colora di porpora infernale, i dannati agitano braccia impressionisticamente allungate. Demoni e anime si agitano senza posa, sono immortalati in strambe capriole. Solo il Purgatorio ci riporta il celeste del cielo e una natura più quieta, ma spoglia e rocciosa. I luoghi solitari sono popolati da anime pallide e meste e angeli dalle ali fantasticamente spropositate. Un solo quadro e’ dedicato al Paradiso: al centro la purpurea figura di Dante con le braccia levate in alto, come a voler spiccare il volo per raggiungere i traslucidi angeli in alto voi sopra di lui. Un viaggio breve e intenso quello in cui ci trascina don Antonio “ come gente che bada al suo cammino, che va col cuore e col corpo dimora”.
La visione delle opere è coadiuvata da una lente d’ingrandimento e da una piccola torcia e da una guida che aiuterà i visitatori ad entrare nell’universo poetico dell’artista.