Saldi a Napoli, non sono buone le notizie provenienti dalle casse degli esercenti dopo il secondo week-end. In città, specie nel centro storico, si registrano cali significativi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I dati acquisiti dalla Confesercenti di Napoli, guidata da Vincenzo Schiavo, registrati da imprese commerciali di diversi settori (abbigliamento, calzature, oggettistica, etc) sono inequivocabili: la diminuzione delle vendite del commercio al dettaglio in città è netta. «Nonostante i saldi si attestino tra il 30% e il 50% – afferma il presidente Schiavo – la risposta dei consumatori è stata al di sotto delle aspettative. E così quella che doveva essere la boccata d’ossigeno per tante imprese sta diventando la mazzata finale che fa scattare l’sos». I dati sono ancora più preoccupanti se si allarga la forbice dell’analisi agli ultimi tre anni. «Rispetto al 2015, nello stesso periodo di saldi, registriamo un calo del 10%. L’anno scorso, tra luglio e settembre, i nostri associati hanno incassato il 30% in meno del 2014, quando le vendite ebbero una diminuzione del 20% rispetto all’anno precedente. In tre anni, in sostanza, – ha aggiunto Vincenzo Schiavo – si è avuto un calo del 60% degli incassi. Il che vuol dire almeno 20mila euro di merce per ogni imprenditore non venduta neanche nella stagione dei saldi». Di questo passo c’è il rischio che la media delle chiusure delle imprese (80 al giorno, a Napoli oltre cinquemila negli ultimi tre anni) aumenti esponenzialmente. «Il problema è reale – denuncia il presidente di Confesercenti Napoli e Campania Vincenzo Schiavo – ed è legato alla crisi economica e quindi allo scarso potere d’acquisto dei consumatori, il cui reddito diminuisce e la cui disoccupazione aumenta. Lo Stato deve farsi carico di questo problematiche abbattendo innanzitutto la pressione fiscale. Con minori tasse da pagare sia i consumatori che gli imprenditori avrebbero respiro e l’economia, nella stagione dei saldi e non solo, riprenderebbe a camminare. Ed invece le imprese chiudono, le banche non erogano più finanziamenti. Al Governo – conclude Schiavo – diciamo con forza che non vogliamo tanto nuove risorse per le imprese ma meno tasse da pagare per gli imprenditori del commercio».