di Fabrizio Piccolo
Ho aspettato un po’ di tempo ma credo sia arrivato il momento di parlare del “Grande match”, l’improbabile tentativo Rai di fare infoitanment con Euro 2016. Intendiamoci a me non dispiacciono le trasmissioni sportive non troppo seriose, trovo Tiki Taka – per esempio – godibile e noiosi al contrario i programmi con pseudo-opinionisti che si prendono troppo sul serio ma il post-partite di Rai1 (ieri su Rai2 che ha catturato 1.209.000 spettatori con il 10.57%: per fare qualche paragone si può segnalare che le vetuste repliche del comunque non disprezzabile La Casa nella Prateria su Rai3 alle 15 ha totalizzato 590.000 spettatori, e sulla stessa rete – in contemporanea col Grande Match – la puntata di Visionari dedicata a Caravaggio ha registrato il 3.68% con 434.000 spettatori. Detto per ulteriore inciso davvero non c’era match tra i due programmi, con sapienti spiegazioni di come i dipinti di Michelangelo Merisi su San Matteo – ovvero La Vocazione e il Martirio – sono realizzati rispettivamente in orizzontale e in verticale a formare una croce) è davvero imbarazzante. Non che in passato i vari “Notti mondiali” e consimili avessero mai dato l’impressione di poter reggere il confronto con la concorrenza dei canali tematici su satellite e digitale in pay ma andiamo nello specifico. Flavio Insinna come conduttore di un programma sportivo è fuori ruolo. Si sbatte, prova a fare il simpatico, abbozza battute da repertorio e di mestiere, ma c’è una regola non scritta (e che aspettiamo a scriverla?) che impone che sul Dio pallone non si scherzi troppo. Su questa buccia di banana dello sport sono scivolati le migliori penne e i volti tv più prestigiosi di sempre. Avventurarsi a parlare di calcio senza averne competenze rischia di far perdere credibilità a chiunque, anche un Hemingway potrebbe fare la figura del peracottaro. Figuriamoci chi solitamente si barcamena tra Don Matteo (Caravaggio non c’entra) e i pacchi.
Nel video linkato (vedi Facebook ndr) troverete un episodio passato quasi inosservato, quando dopo il successo sul Belgio i potenti mezzi Rai avevano allestito magici collegamenti con un covo di tifosi azzurri ad Anversa via Skype (questo mostro moderno che fa vedere e sentire persone collegate come fossero nell’acquario con sfalsamenti fastidiosi sul labiale, un conto è parlare con il parente d’America, altro sentirsi “moderni” nel traslare la cosa in tv). Lo spettacolare vaffa partito alla volta di Insinna che ha tagliato il collegamento non funzionante, dopo penosi tentativi di dialogare con l’imperdibile combriccola di emigranti, resta la cosa migliore del programma. Il commento tecnico delle gare sarebbe affidato a Balzaretti nella versione meches che lo contraddistingue, alla sfinge Tardelli e all’imbalsamato Sacchi. Tutt’e tre le persone sbagliate al posto sbagliato. Balzaretti innocuo, Tardelli banale e Sacchi ripetitivo. Da 20 anni ormai Sacchi ribadisce sempre e solo le stesse cose, cambiando solo i nomi delle squadre e dei protagonisti. E il senso dell’umorismo proprio non gli appartiene. Quando ieri è apparsa anche la figlia di Tardelli, Sara, che ha scritto un libro su Schizzo, s’è toccato un altro punto bassissimo. Lo spot al volume ritengo non possa non aver avuto l’effetto contrario, ovvero quello di scoraggiare chiunque avesse mai pensato di leggerlo. Gli estratti letti da Insinna – e c’è motivo di credere che fossero le cose migliori del libro – tradiscono una banalità e una pochezza narrativa che sembrava impossibile da raggiungere. E sì che la storia di Tardelli qualcosina di buono avrebbe potuto ispirare. Vi risparmio gli aneddoti raccontati su padre e figlia che dopo gli allenamenti si ritrovavano a cantare Born in the Usa nel salotto o quelli sul celebre Urlo Mundial banalizzati a racconti di vacanze. Il menu però non è completo: l’onnipresente Zazzaroni e la squadra Raisport ci mettono del loro (abbiamo appreso anche con raccapriccio che l’inviato Fusco con il suo hastahg #Fusco stava per entrare nella top-ten twitter come trend-topic): Mazzocchi purtroppo fa il Mazzocchi, la novità Katia Serra, promossa non si sa da chi come la rivelazione della trasmissione, conferma che di Emanuela Audisio ce n’è una, Bruno Gentili purtroppo fa Bruno Gentili, Gianni Cerqueti è tenero nelle sue confessioni da tanguero, meno incisivo però quando deve parlare di calcio, Volpi e Civoli fanno putroppo Volpi e Civoli. Per chiudere c’è l’inquietante presenza della vaschetta con una carpa che dovrebbe indovinare i pronostici come faceva il polpo Paul. Una carpa che non si muove mai dal suo posto ma che vorrebbe tanto scappare. Come penso facciano invece tanti telespettatori.